In questa riflessione proponiamo l’analogia tra Lingua Madre e Terra Madre.
Noi abitiamo la Terra, così come abitiamo la Lingua. La lingua e la sua fioritura presuppongono una matrice generativa locale ma anche una mobilità globale, esattamente come il mondo geologico e vegetale. Sempre più spesso l’umanità si dimostra incapace di abbracciare - nella diversità delle lingue - il bello del mondo con un respiro ampio e rigenerante, come invece ci insegnano le piante che si dimostrano maestre di radicazione ma anche di mobilità.
La Terra Madre può sollecitare un’idea di radicazione intesa come isolamento difensivo: la chiusura mentale, alimentata dalla paura, ci costringe a una vita infelice, soffocante, che si avvizzisce come una pianta senza luce né acqua. Anche la Lingua Madre può condurre a un’idea di difesa della propria origine e identità, che esclude, invece di essere intesa come matrice che sostiene un’idea dinamica di incontro tra le diversità. Le piante e la loro intelligenza ci insegnano come fare: attraversare i confini e prosperare attraverso il viaggio dei semi.
La Lingua ha i suoi battiti (i suoni e le parole) e il suo respiro, che è la capacità di incrociare i propri contenuti attraverso incontro e traduzione. Il respiro è stato soffocato da emozioni che oggi hanno grande rilevanza politica: nostalgia, risentimento, rabbia e paura, segnando l’epoca delle passioni tristi. L’unicità della Lingua Madre nel mondo PreCovid non ha saputo raccogliere la sfida della conoscenza universale, che implica apertura mentale e culturale.
La pandemia, evento universale nella sua tragicità, ci aiuta a risollevarci per riconquistare una visione ampia, cosmopolita, che arriva con l’allenamento alla ricomposizione, riconosciuta come bellezza del mondo. La ricomposizione implica la cura delle ferite e il riconoscimento delle cicatrici come nell’arte giapponese del Kintsugi, in cui le faglie della rottura vengono trasformate in raffinatezza estetica. Le diversità linguistiche possono diventare occasione di ricucitura appassionante.
La Lingua Madre deve evitare il rischio della ripetizione statica, che porta a conseguenze paranoiche; è sempre il frutto di un sistema aperto di relazioni: non è mai il risultato di un ripiegamento.
La lingua come sistema aperto include la generazione del digitale e il ruolo dei social network e delle piattaforme digitali, che hanno plasmato e creato nuove grammatiche, nuovi lessici, nuove relazioni espressive. Millennials e Gen Z diventano protagonisti della metamorfosi in atto: da bruchi a farfalle. I soggetti più maturi sono bruchi che cercano di strisciare più velocemente, mentre i nativi digitali sono già farfalle, ma spesso volano come falene impazzite, accecate dalla luce.
Nello scenario comunicativo alimentato dai social a livello globale, si tratta di immaginare nuove strategie di comprensione, di gestione del delicato rapporto tra quantità di stimoli e qualità della comprensione, di duplice manutenzione della memoria e dell’immaginazione, ma anche del battito della Lingua Madre e del respiro che dobbiamo adottare.
Solo la convergenza delle Lingue Madri e dei loro battiti in un respiro globale, permette la produzione di narrazioni dalla portata universale (l’esempio classico è l’Odissea e Ulisse come eroe archetipico), che fanno la differenza in ogni cultura, accompagnando diversità sostenibili.
Alimentare linguaggi dal respiro globale, come quelli presenti nei social network e nell’universo Web, significa lavorare a un’ipotesi creativa di re-interpretazione del mondo in cui le persone e le istituzioni siano messe in condizioni di proporre nuovi punti di vista.
Terra Madre e Lingua Madre si incontrano allora nella stessa dimensione concettuale: la disponibilità nei confronti dell’Altro e del Diverso che non deve essere né ideologica, né politica, ma prima di tutto cognitiva. L’occasione vitale - anche per le lingue - rappresenta il punto di incontro tra Storia e Poesia, tra Storia e Geografia, ma anche tra battito e respiro, e implica trasformazione e capacità di riflettere. Una lingua non viene «estratta» dal passato come una specie rara da difendere, contrapponendosi a tutte le altre, ma attiva una trasformazione cognitiva e culturale: cambia la società e da essa viene cambiata, in un processo infinito di permeabilità.