Lingua Madre.
Storying otherwise.
Camille 1 Camille 2 e 3 Camille 4 e 5
liberamente tratto da Chthulucene. Sopravvivere su un pianeta infetto di Donna Haraway
(Nero edizioni)
un oggetto sonoro
cura e voce
Daria Deflorian
drammaturgia
Lorenzo Conti
canto
Monica Demuru
suono
Emanuele Pontecorvo
collaborazione artistica
Attilio Scarpellini
musiche
Teach your children Crosby, Stills, Nash & Young
Stand by me John Lennon
The Circle Game Joni Mitchel
Icebreaker Tanya Tagaq
Tassels Aphex Twin
Fractal Activity Meredith Monk
immagine
Andrea Pizzalis
produzione
LAC Lugano Arte e Cultura
Liberamente ispirato a Chthulucene, sopravvivere su un pianeta infetto di Donna Haraway (edito in italiano da Nero edizioni), grazie alla drammaturgia di
Lorenzo Conti e alla collaborazione artistica di
Attilio Scarpellini,
Daria Deflorian crea, cura e interpreta un oggetto sonoro inedito che viaggia tra contenuti densi e importanti e
suggestioni fantascientifiche leggere come le ali della farfalla monarca raccontata. Un racconto suddiviso in tre creazioni sonore – che vanno vissute come un unicum – in cui Deflorian, artista cara al LAC, è accompagnata dal paesaggio sonoro creato da
Emanuele Pontecorvo, dal
canto di
Monica Demuru.
Ascolta.
Note di Monica Demuru
La preghiera dell’ultima Camilla di Donna Haraway e l’eco delle musiche di Boccherini/Berio – inizialmente scelte e poi sommerse e sostituite dalla vocalità - sono stati i due punti di partenza per una dimensione “mutante” della voce: un respiro e un addio per un perenne inizio, questo il senso della litania cantata. Ho cercato cinque mie voci per le Camille inseguendo la loro trasformazione negli inimmaginabili decenni futuri. Da un punto di vista sonoro ho tentato di approdare gradualmente, di “voce” in “voce”, a una figura di simbionte tra umano, animale e digitale in una dimensione fisiologica non lontana da molta della ricerca vocale ormai ventennale delle avanguardie e del pop sofisticato.
Il canto di preghiera dei morti vuole essere saturo dell’incanto davanti all’apocalisse, alla malinconia per ciò che lasciamo, ma con gli occhi e i suoni di un bimbo o di un insetto a cui il passato parla.
Note di Daria Deflorian
Ci ha colpito molto nel guardare il documentario dedicato a questa grande intellettuale, filosofa e attivista (Story Telling for Earthly Survival) vedere la leggerezza, la capacità di ridere sui propri pensieri e dei propri pensieri di Donna Haraway. Leggerezza unita ad una grande vivacità, ad una passione, ad una competenza a 360 gradi in tanti campi di studio. Abbiamo per questo voluto iniziare il nostro oggetto sonoro con la sua voce, presa dal documentario e chiudere quel primissimo momento con una sua risata.
Altra cosa che ci ha colpito e che condividiamo con lei è il concetto di opera aperta, un qualcosa che viene presentato per essere discusso e cambiato e non per essere imposto come pensiero definitivo. Naturalmente pubblicare un libro, creare un podcast chiude provvisoriamente quell’oggetto, ma in un atto di creazione che vede l’inizio e la fine come una punteggiatura provvisoria e non come la produzione di un oggetto confezionato e chiuso.
Non possiamo non condividere infine la fiducia nel racconto che percorre le storie delle Camille, fiducia nella condivisione di racconti e nel racconto di racconti, ciò che solitamente definiamo tradizione. L’incessante lavoro di memoria collettiva infatti permette di non perdere la ricchezza del passato, humus fondamentale per cambiare le cose senza cancellare quello che è successo prima.
Abbiamo cercato grazie alla rispettosa drammaturgia di Lorenzo Conti di restituire il flusso denso, ricco, immaginifico, politico delle Camille e per ognuno dei tre podcast – che vanno vissuti come un’unicum - abbiamo scelto una canzone che ci sembrava potesse corrispondere a quella leggerezza che ci aveva colpito, a quel non prendersi troppo sul serio nella serietà del proprio impegno. Le parole delle canzoni sono un ulteriore testo che si intreccia a quello della Haraway e che ci ricorda il complesso e fondamentale rapporto tra l’infanzia e il mondo adulto, il bisogno di vicinanza e di solidarietà e un senso del tempo circolare che unisce sempre e per sempre il passato al futuro.
Abbiamo cercato con Emanuele Pontecorvo e Attilio Scarpellini, anche grazie al prezioso lavoro di Monica Demuru, un mondo di suoni che non commentassero il testo, ma sprofondassero a tratti l’ascolto in un altrove ora riconoscibile e tangibile e poco dopo incomprensibile e ombroso.
Lorenzo Conti
Si occupa di curatela artistica, progettazione e attività di formazione nel campo della danza contemporanea e della performance. Dal 2020 è consulente per la programmazione di danza del centro culturale LAC Lugano Arte e Cultura, dal 2019 è curatore artistico della sezione danza del TTV Festival/Premio Riccione Teatro e Spazio Tondelli. È il responsabile della comunicazione per il Centro Nazionale di Produzione della Danza DANCEHAUS più a Milano e dal 2012 collabora con la coreografa Susanna Beltrami alla didattica e ai progetti speciali della sua Accademia come docente di Storia del Teatro e della Danza. È scrittore freelance per la rivista teatrale Hystrio e co-autore de Il pubblico in danza. Comunità, memorie e dispositivi (Scalpendi 2019).
Attilio Scarpellini
Saggista, critico di teatro, autore radiofonico e dramaturg, ha studiato in Italia e in Francia Scienze Politiche e Filosofia. E' uno dei fondatori dell'agenzia di giornalisti indipendenti Lettera 22. Critico di teatro sulle pagine del settimanale “Diario”, è stato gli animatori della rivista on line “La differenza” e ha fondato e diretto fino alla sua chiusura la rivista mensile “Quaderni del teatro di Roma”. Collabora come dramaturg e consulente artistico con diverse compagnie italiane e dirige per i “Quaderni di Armunia” la collana di testi teatrali Dramatica. Ha tradotto per la scena testi di Peter Handke, David Lescot, Guillaume Poix, Alexandra Badea. Insegna “Drammaturgia dell'immagine” alla Scuola di alta formazione per la danza Da.re. Conduce a mesi alterni la trasmissione di Radio 3 Rai “Qui comincia...”. E' autore de L'angelo rovesciato. Quattro saggi sull'11 settembre e la scomparsa della realtà (Edizioni Idea, 2008), La fortezza vuota. Discorso sulla perdita di senso del teatro (con Massimiliano Civica, Edizioni dell'Asino, 2014), della voce “Teatro” del III volume dell'Enciclopedia delle arti contemporanee. I portatori del tempo (Electa, 2015) e de Il tempo sospeso delle immagini (Mimesis, 2020).
Daria Deflorian
Attrice, autrice e regista di spettacoli teatrali. Ha lavorato come attrice tra gli altri con Mario Martone, Fabrizio Arcuri, Lucia Calamaro, Massimiliano Civica, Martha Clarke, Lotte van den Berg e Stephane Braunschweig. Ha vinto nel 2012 il premio Ubu come migliore attrice e nel 2013 il premio Hystrio. Insieme a Antonio Tagliarini, con cui condivide i progetti dal 2008, ha vinto il Premio Ubu 2014 per il miglior testo dell’anno con Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni, il premio della critica del Québec come miglior spettacolo straniero sempre per lo stesso lavoro nel 2016 e il Premio Riccione alla drammaturgia nel 2019. I loro spettacoli girano in Italia ed Europa, gli ultimi tre sono Quasi niente e Scavi liberamente ispirati a “Deserto rosso” di Michelangelo Antonioni (2019) e Chi ha ucciso mio padre dal testo di Edouard Louis (2020). Per l’artista visivo Adrian Paci ha scritto il testo ed interpretato Vedo Rosso, opera video per il progetto “Mascarilla19”.
Emanuele Pontecorvo
Sound designer. Si è formato tra gli studi umanistici dell'Università di Roma Tor Vergata e il Saint Louis College of Music di Roma. Ha collaborato con musicisti e designer come Banco Del Mutuo Soccorso, Dario Arcidiacono e Hubert Westkemper e nelle tournée del Teatro Stabile di Torino per le regie di Andrea De Rosa Macbeth (2013) e Falstaff (2015). Debutta come sound designer al Nest di Napoli nel 2016, ottiene la prima residenza dal Mibact nel 2017, anno in cui sonorizza per Andrea De Rosa Autobiografia Erotica. Dal 2018 collabora con le compagnie francesi Wild Are The Donkeys di Olivia Corsini e Serge Nicolai e Antennarius Pictus per A Bergman Affair (2018), Elle (2019) e Sleeping (2021), nel 2020 inizia la collaborazione con la compagnia Deflorian/Tagliarini per il suono di Chi ha ucciso mio padre.
Monica Demuru
Attiva come attrice, cantante e autrice, ha sviluppato un percorso di ricerca sulla vocalità tra musicalità pura e attenzione drammaturgica. Lavora in teatro con Socìetas Raffaello Sanzio, Massimiliano Civica, Deflorian-Tagliarini, Joris Lacoste-Encyclopédie de la Parole, Muta Imago, Letizia Renzini, Massimo Luconi, David Riondino, Annalisa Bianco – Egumteatro, Santasangre. E' autrice e interprete cantando stabilmente in duo con Cristiano Calcagnile in Blastula.scarnoduo e con Natalio Mangalavite in Madera Balza. Ha inoltre al suo attivo concerti narrativi tra cui Ranuccio con Stefano Bollani prima e Ares Tavolazzi poi (1999); Cime Domestiche con Paolo Benvegnù, Petra Magoni e Ares Tavolazzi (2007); Otto Storie poco standard con Raffaello Pareti e Alessandro Marzi (2015); Altre voci dalla città stanca con gli allievi dell’Accademia Silvio D’Amico (2019).