Lingua Madre.
Analisi logica, appunti per un Predicato.
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Analisi Logica episodi 1,2 e 3 >
testo di
Riccardo Favaro
grafica
Alberto Favaro
Alla fine del primo capitolo di Analisi Logica, Riccardo Favaro organizza i materiali che formeranno il secondo capitolo della serie, dedicato al Predicato. Se per il Soggetto il problema era legato all'identità della scrittura, lo studio sul Predicato si concentra sulla cancellazione, l'omissione, l'annullamento dello scrivere stesso.Gli appunti sono un'elaborazione grafica - del copione: una drammaturgia ancora in forma di aforisma, di nota, di versi, illustrata in un breve taccuino, per cui è stato creato un font totalmente inedito. Consulta.
Note di regia
Il linguaggio regola i nostri rapporti e le nostre vite. Non è scontato. L’atto di comunicare, come l’atto di vedere non è immediato come sembra ma gli strumenti che abbiamo per analizzare il linguaggio e lo sguardo non possono essere altro che lo sguardo e il linguaggio. Come nel lavoro di Stan Brakhage The Act of Seeing with One's Own Eyes, l’unico atto che rimane è quello autoptico e anatomico, l'atto di guardarsi con i propri occhi. Il numero tre ritorna continuamente nel testo di Favaro, a volte guida la narrazione, altre volte scorre in acque sotterranee che attraversano il testo. Quello che Riccardo fa con la sua scrittura è forse l'unico choc possibile per rendere il linguaggio qualcosa di potente e fragile al tempo stesso. Creare dei paradossi linguistici e logici come nel libro Gödel, Escher, Bach un'eterna ghirlanda brillante di Douglas Hofstadter e operare dei continui slittamenti di senso che sono al tempo stesso inquietanti ed esaltanti.
Note d’autore
Il lavoro su Soggetto, primo capitolo della riflessione sulla sintassi, è partito da un testo scritto. Una composizione, disordinata, di frammenti e porzioni di testo solo successivamente inseriti all'interno di piccole strutture: Dramma, Lezione, Incoerenza, Analisi, Confessione ed Esito. Si è trattato a tutti gli effetti di una stratificazione di segni: partendo da un breve racconto, quello di un uomo che fa visita ad una ragazza indigente, il processo è stato quello di un’inesorabile dispersione di significato, di identità, di possibilità di portare avanti un racconto in cui il concetto che noi tutti condividiamo di Soggetto fosse al tempo stesso il soggetto della riflessione. Così i soggetti si sono moltiplicati, sovrapposti, distanziati. E il testo, che procedeva in questo senso, smantellando e disperdendo la favola dell'unità del Soggetto, ha incontrato il lavoro visivo, fisico, performativo: l'incontro con lo sguardo registico ha generato un materiale nuovo, tridimensionale, colorato.
Al termine di questa fase di lavoro, prima dell’uscita dell’intero film di Soggetto, ho cercato di raccogliere, così come è avvenuto prima dell’incontro con Fabio Condemi, una selezione di materiali testuali, di poesie, citazioni, brevi dialoghi e parole scomposte che stanno alla base del copione di Predicato. Si è formata così una sequenza di frammenti da condividere che affida al lettore, già nel mezzo del tragitto di Analisi Logica, lo stesso compito immaginifico di un regista o di un attore. Sono tornato al grado zero, quello della scrittura pura, contaminando la stessa con la creazione di segni grafici e di elaborazioni visive che fossero distanti dall’estetica già adottata: da solo, nel mio studio, durante l'ennesima forzata chiusura in un periodo in cui gli incontri sono miraggi lontani, ho preso il copione e l'ho attraversato, simbolizzato, cancellato. Ho realizzato, in forma di appunto, il senso stesso del processo che compie il testo. Dopo aver trovato, nella parte dedicata al Soggetto, l’unico punto di riferimento nell'atto poetico, nella poesia e nella letteratura, nell’atto creativo della scrittura, in questo studio mi sono concentrato sull’eliminazione della stessa, sulla sua esclusione, censura, omissione.
Nel XIII Canto dell'Inferno, nella selva dei suicidi, Dante incontra Piero delle Vigne che, rievocando un’immagine virgiliana, è stato tramutato in un albero secco, eternamente costretto a non potersi riappropriare del corpo. Dante stesso lo riconosce solo quando, spezzando un ramoscello, vede uscire del sangue dall’arbusto e ode la voce di Piero. In questo episodio si racchiudono i due nuclei che hanno dato origine alla scrittura: da un lato la trasformazione, la metamorfosi, l'immagine del corpo che non è più lo stesso corpo, che eternamente diventa, cambia in un corpo morto, in un albero morto. Dall'altro l'atto, l'azione, la violazione dello stesso corpo che dà origine all’identità, al riconoscimento: solo spezzando, togliendo, cancellando una parte di Piero, Piero diventa Piero.
Il soggetto dunque, che nella poesia aveva trovato un rifugio, quasi un bunker, viene violentato dalla poesia stessa, viene trasformato, diventa un accadimento, un fenomeno, un movimento.
Lo stesso ho cercato di compiere io, nei versi e nei dialoghi scritti, nell’attesa che l'incontro con la regia possa ancora mutarli, tagliarli, trasformarli. L'azione drammaturgica, l’atto di scrivere, è nella sua stessa dimensione un esempio perfetto del paradosso del Predicato.
"Il Predicato compie il proprio significato realizzando se stess-”
Alfonso De Vreese
Nato a Modena nel 1992 da padre belga e madre italiana, si forma alla Scuola di Teatro Galante Garrone, alla Scuola di Alta Formazione di ERT e alla Scuola Luca Ronconi del Piccolo Teatro di Milano dove si diploma nel 2017. Lavora, tra gli altri, con Claudio Longhi, Damiano Michieletto, Giorgio Sangati, Alessio Maria Romano, Tindaro Granata, Emiliano Bronzino e Emiliano Masala. Recita in Uomini e no diretto da Carmelo Rifici e ne Il ragazzo dell'ultimo banco
di Jacopo Gassmann. Fonda la compagnia teatrale La Tacchineria ed è interprete din Potrei amarvi tutti con cui, nel 2018, vince la Borsa di studio teatrale Anna Pancirolli.
Nel 2019 vince il Premio Scenario con Una vera tragedia, regia di Riccardo Favaro e Alessandro Bandini.
Riccardo Favaro
Drammaturgo e scrittore. Nato a Treviso nel 1994, dopo gli studi classici si diploma presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano dove studia, tra gli altri, con Renata M. Molinari, Renato Gabrielli, Franco Brambilla, Tatiana Olear e Davide Carnevali. Subito dopo inizia a lavorare con Giampiero Solari, curando gli adattamenti dei suoi spettacoli. Nel 2017 è finalista del Premio Riccione - Pier Vittorio Tondelli con il testo Nastro 2. Come autore debutta al Festival del Teatro Greco di Siracusa e alla Biennale di Venezia, dove nel 2018 vince la Menzione Speciale per Saul con la regia di Giovanni Ortoleva. Come autore partecipa a diverse rassegne di drammaturgia contemporanea come Metropolis - Terre Promesse, Tramedautore, Situazione Drammatica e il Drama Lab di Fabulamundi Playwriting Europe. Nel 2019 vince il Premio Scenario con Una Vera Tragedia, di cui è autore e regista insieme ad Alessandro Bandini. Nello stesso anno inizia a collaborare con Carmelo Rifici.
Fabio Condemi
Trentenne, dopo essersi diplomato in regia all'Accademia d'arte drammatica Silvio d'Amico, Condemi riceve la menziona speciale dalla sezione College della Biennale Teatro di Venezia per lo studio de Il sonno del calligrafo (2017), lavoro tratto da un romanzo di Robert Walser che debutta in forma scenica l'anno successivo. È tra gli artisti che hanno collaborato alla realizzazione di Radio India, progetto pensato in occasione del primo lockdown causato dalla pandemia. Il suo lavoro più recente La filosofia nel Boudoir, di D.A.F. De Sade debutta nel 2020 alla Biennale Teatro di Venezia, nello stesso anno è impegnato come docente alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano.
Leda Kreider
Italoamericana, classe 1991, si diploma alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta da Carmelo Rifici. È tra le interpreti di Uomini e no diretta da Carmelo Rifici, prodotto dal Piccolo. È Porzia in Giulio Cesare di Shakespeare con la regia di Àlex Rigola, prodotto dal Teatro Stabile del Veneto. Aderisce al progetto Choròs ideato e coreografato da Alessio Maria Romano. Nel 2018 debutta alla Biennale Teatro di Venezia in Orestea – Agamennone, Schiavi, Conversio degli Anagoor diretta da Simone Derai, in scena anche a Parigi e Mulheim. È assistente alla regia di Giorgio Sangati per Cuore di cane, e di Valter Malosti per Se questo è un uomo. Nel 2019 è Margherita in Scene da Faust di Federico Tiezzi. È nel cast di una serie televisiva in lavorazione per Rai-Cattleya con la regia di Andrea Molaioli e di una serie Sky-Groenlandia diretta da Matteo Rovere.
Beatrice Vecchione
Nata a Napoli nel 1993, dopo la maturità classica si diploma alla scuola del Teatro Stabile di Torino diretta da Valter Malosti. In seguito prende parte a molte produzioni dello Stabile, lavorando con registi quali Valter Malosti, Mario Martone, Leo Muscato, Jurij Ferrini, Marco Lorenzi. Nell’anno 2017-18 lo Stabile di Torino la sceglie come volto della stagione. Nell’estate del 2017 viene selezionata dal Centro teatrale Santacristina, fondato da Luca Ronconi e Roberta Carlotto. Nel 2019 debutta al Piccolo di Milano ne La tragedia del vendicatore per la regia di Declan Donnellan. Sempre nello stesso anno è insieme a Lucrezia Guidone, che cura anche la regia, ne L’Arminuta prodotto dal Teatro Stabile d’Abruzzo, interpreta il ruolo di Sonia nello Zio Vanja diretto da Krista Szekély.
Nel 2020 è nel progetto Onirica con la regia di Giulia Odetto, tra i finalisti del bando della Biennale College Teatro promosso dalla Biennale di Venezia, diretta da Antonio Latella, rivolto a giovani registe/i italiani under 30. Recentemente ha lavorato sul set di una serie girata da Francesco Ebbasta, prodotta da Cattleya.