dal 11 ottobre
al 12 ottobre

Teatrostudio

Scritto da Angela Dematté, L’estasi della lotta è un progetto molto intimo e personale di Carlotta Viscovo, attrice torinese per anni portavoce dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo, la cui vita risuona di quella della scultrice francese Camille Claudel. Due artiste che non sanno tenere insieme le cose: l’ambizione legata alla propria arte e l’ansia di verità e di giustizia.

In scena c’è un corpo che si fa scultura e che dialoga con la scultura.
Dietro e insieme a questo, le parole e le immagini concrete e quotidiane, logiche e forti di una vita presente e passata, quella di Carlotta e delle sue lotte sindacali.
Un personaggio che attraversa Carlotta e Camille. Un personaggio che indaga qual è il rapporto tra corpo e protesta, tra la dimensione intima e il ruolo politico dell’artista, tra l’arte e il mercato, l’ambizione e l’autosabotaggio.
La parola come strumento di lotta non basta, occorre tornare al corpo, farlo vibrare nella sua potenza, per raggiungere l’estasi.

“L’artista Camille Claudel abita in me dal 2004, da quando ho visto le sue opere a Parigi – dichiara Viscovo. – Da quel momento ho desiderato raccontarla, per toglierle il suo ruolo di vittima paranoica e di amante abbandonata. Volevo rendere onore alla sua opera. 
Nel 2011 ho conosciuto a Padova lo scultore Ettore Greco, grande esperto dell’opera e delle vite di Rodin e Claudel, e il desiderio di raccontare Camille è tornato prepotente.
Ho cercato più volte di lavorarci, ma ogni volta sentivo di perdere lucidità, non riuscivo a proseguire. 
E intanto mi restava dentro, mi accompagnava silente, mi contaminavo di lei. 
Sono poi stata per quattro anni e mezzo Coordinatrice nazionale della Sezione Attori/Attrici della SLC_CGIL. Ho sempre sentito l’esigenza di fare qualcosa in difesa della mia categoria e per questo ho accettato di farmene portavoce. La scelta di prestare il mio nome a quel ruolo, però, mi ha identificata con esso, facendomi sentire ingabbiata. Sono entrata in qualcosa di ossessivo da cui mi era difficile liberarmi. 
Intanto, due giovani registi, incuriositi dalla mia storia, dalla fine del 2020 e per parecchi mesi, filmavano ore e ore della mia vita con l’intento di fare un documentario sulle lotte dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo e su di me.
Finalmente, alla fine del 2021, colpita da alcuni lavori di Angela Dematté, ho voluto incontrarla. Si è creata una forte intesa e ho capito che lei poteva aiutarmi a trovare una strada. Nei nostri primi incontri, oltre al mio rapporto con Claudel, le raccontavo, senza apparente conseguenza logica, della mia esperienza nel sindacato. Mentre parlavamo ci rendevamo conto di come la mia vita risuonasse di quella di Claudel. Parlando con molte colleghe di questo lavoro, poi, ci accorgevamo di come la scultrice fosse ossessione per molte di noi, come se la sua paranoia inchiodasse noi tutte al ruolo di amante abbandonata e vittima paranoica. Bisognava attraversare questa fissazione e liberarsene, per ritrovare l’artista. Il mio errore è stato pensare fosse giusto separare la mia protesta dal palcoscenico, invece occorre mettere in Arte la protesta, incarnandola.”

progetto di e con
Carlotta Viscovo 

drammaturgia
Angela Dematté  

supervisione dei movimenti
Alessandra Cristiani 

dramaturg
Alice Sinigaglia 

disegno luci
Luigi Biondi 

musiche e progetto sonoro
Marco Mantovani 

supervisione ai costumi
Margherita Baldoni 

installazione scenografica/scultorea
Ettore Greco 

assistente allo scultore
Anna Velludo 

video artist
Ivonne Capece 

archivio video biografico
Lorenzo Ponte
Margherita Orsini 

produzione
LAC Lugano Arte e Cultura, TrentoSpettacoli, Elsinor Centro di Produzione Teatrale

con il sostegno di
Qui e Ora Residenza Teatrale, Campsirago Residenza, Festival Il Giardino delle Esperidi