Il LAC ha cambiato l’assetto culturale e urbanistico di Lugano. Fortemente voluto dalla città, non come semplice contenitore, ma come centro propulsore di un nuovo quartiere dove le arti e la cultura potessero incontrarsi ed esprimersi, doveva comprendere tutti gli spazi e le risorse necessari. Per questo ha concentrato su di sé gli sforzi progettuali ed economici della città, diventando di fatto, non solo un’importante impresa, ma il gesto più significativo per tracciare il nuovo percorso da seguire.
La complessità del progetto richiedeva una proposta che rispondesse esattamente alle aspettative della città. Per questo nel 2001 è stato indetto un concorso, partecipato da 130 studi e vinto da Ivano Gianola, architetto da sempre ideatore di opere strettamente legate con il luogo. E tale è stato il suo progetto per il LAC.
Il centro culturale, con tutto il comparto che lo costituisce, ha incorporato alcuni gioielli architettonici già presenti nell’area, come l’importante chiesa di Santa Maria degli Angioli, che contiene affreschi cinquecenteschi di Bernardino Luini, il convento francescano e l’annesso chiostro. L’intera struttura appare come posizionata al centro di una croce: ai suoi lati il centro storico e la nuova area di espansione urbana che si estende verso Paradiso, dietro la collina con il parco e, davanti, il lago. Diventa così una sorta di filtro, di cuore pulsante della città che dà vita e racchiude diversi contenuti urbanistici.
Il punto migliore per ammirare questo progetto e per capire la visione che lo ha ispirato, è la piazza Bernardino Luini. Abbracciata dalla moderna sagoma del LAC e dalla storica facciata dell’ex Grand Hotel Palace - convertito a spazio residenziale -, è nata essa stessa come parte della progettazione e ne è l’essenziale e complementare polmone esterno, dove affluiscono i passaggi e da dove partono tutte le possibilità offerte dal nuovo centro. Oggi è la piazza più grande di Lugano e tutta questa ampiezza permette di equilibrare la grande architettura dell’edificio e di accogliere il suo pubblico, che da qui comincia l’esplorazione, inoltrandosi nelle corti interne della parte antica o facendo ingresso nella maestosa geometria della hall per accedere al museo o al teatro.
Di grande impatto visivo, i 650 metri quadrati di questo imponente atrio, moltiplicati senza interruzione fino alla vetta della struttura, sono resi ancora più vasti dalla duplice trasparenza delle pareti di vetro, affacciate da una parte verso la piazza e il lago, dall’altra verso l’anfiteatro e il parco, annullando di fatto la percezione di una distinzione fra interno ed esterno. Un’accoglienza che viene perfezionata dal facile accesso ai servizi per il pubblico: la biglietteria, il guardaroba, il bookshop e le aree di ristorazione, connessi agli altri ambienti dalle scale che collegano tutti i piani.
L’ala sinistra, con la sua forma sollevata e appuntita ricoperta di marmo verde, è dedicata alle opere affluite nel Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI): le prestigiose collezioni di Lugano e del Canton Ticino trovano spazio su tre piani espositivi, per una superficie complessiva di 2.500 metri quadrati. Gli ambienti sono lineari e accoglienti, perfettamente calibrati nelle pareti bianche e attentamente illuminate, senza aperture tranne che lungo la parete finale, tagliata da una lunga finestra scandita da pannelli di vetro, “il quadro dell’architetto” l’ha definito il suo artefice, Ivano Gianola. Uno squarcio sull’esterno che dal primo piano incornicia il centro storico e il Monte Brè, dal secondo il monte San Salvatore, come a riaffermare il legame con il territorio che sta alla base stessa del progetto architettonico del LAC.
L’ala destra è invece il regno della sala teatrale e concertistica: 800 metri quadrati con quasi 1000 posti a sedere per un compendio di ricerca estetica e tecnica. Grazie alla collaborazione tra l’architetto Ivano Gianola e la Müller BBM di Monaco di Baviera – azienda leader nel campo dell’ingegneria acustica –, questa sala presenta caratteristiche di adattabilità assolutamente straordinarie, che permettono di ospitare concerti sinfonici di altissimo livello così come musica lirica, performance di danza e spettacoli teatrali. Una versatilità ottenuta con l’applicazione di particolari soluzioni per rendere la conchiglia acustica modulabile e creare un sistema mobile per la fossa orchestrale, che può alzarsi al livello del palco, estendendolo fino alla prima fila di sedie. È una di quelle occasioni in cui l’architettura diventa arte.
La parte che dalla hall si inoltra verso il parco interno è stata invece dedicata a un elemento che non poteva mancare nel centro culturale di una città come Lugano: agli spettacoli all’aperto: l’Agorà è un piccolo anfiteatro, che richiama nel disegno delle gradinate il ritmo architettonico della struttura. E il gioco dei livelli continua poco sopra, dove un altro spazio aperto conduce al Teatrostudio, la grande sala, completamente libera da arredi, riservata alle prove e a piccoli spettacoli. Su questo piano, l’ultimo dell’edificio, sono situate anche alcune delle sale multiuso disponibili al LAC – con superficie da 50 a 600 metri quadrati - e distribuite anche in altre aree della struttura, compresa la parte più antica.
Questa zona preesistente è l’anello che congiunge il complesso con l’attiguo centro storico della città. Il progetto ha previsto l’accorpamento e la riqualificazione del cinquecentesco convento, tornato così a svolgere un ruolo nella comunità. Il corpo centrale è esposto su un primo chiostro aperto, che ha per fondale l’alta torre scenica del teatro, da qui visibile in tutta la sua imponenza, e su un secondo chiostro colonnato, dove hanno trovato posto due sale per eventi e, nella parte superiore, gli uffici per il personale. Qui si trova anche il camminamento su cui i visitatori, prima di entrare nell’adiacente Chiesa di Santa Maria degli Angioli, si attardano ad ammirare i frammenti degli antichi affreschi lungo i portici e l’armoniosa unione di antico e moderno, che racconta la storia e il fascino del LAC.