Calcolo? Ha ancora senso, oggi, saper calcolare mentalmente? Saper eseguire le quattro operazioni col metodo detto “della colonna”? Quali sono le capacità da acquisire per prepararsi a entrare attivamente nella società, come la nostra, in continua evoluzione? Due incontri curati dalla Società Matematica della Svizzera Italiana (SMASI) per sviscerare queste e molte altre risposte
La letteratura didattica ci esorta a dare ai giovani un'educazione matematica che li prepari veramente per i bisogni di una società, quella attuale e ancor più quella che troveranno fra un paio di decenni. In sostanza non si dovrebbe più mirare a un apprendimento ripetitivo (trasmesso dalla scuola), esogeno perché trasmesso e imposto dall’esterno, ma decisamente all’apprendimento endogeno, costruito e fatto proprio dal discente. Ed è proprio in questa situazione che calcolare diventa arte.
Già, perché, senza l’ingombrante bagaglio di conoscenze memorizzate, occorre arrangiarsi, tentare, verificare, condividere con i propri pari, stimolati da un insegnante che considera la propria classe come un gruppo di ricercatori. In esso tutte le idee vanno rispettate e discusse (anche quelle errate). Ogni singolo opera liberamente, cosciente del fatto che il risultato non sarà suo e nemmeno dei soliti “primi della classe”, ma della classe intera, perché ogni passo compiuto è condiviso e gli alunni normalmente più abili contribuiscono (con l’insegnante) a recuperare chi si è trovato in difficoltà. La classe di ricercatori diventa una sorta di bottega rinascimentale e l’apprendimento raggiunto è conquista di tutti. Ridurre il tecnicismo significa anche entrare coscientemente nella sfera concettuale, in passato ridotta al minimo (almeno nella scuola di base), ma oggi di importanza basilare. Ma non meno importanti sono l’attitudine creativa e le capacità intuitive (fatte di piccole cose preziosissime) che serviranno ai giovani quando dovranno inserirsi nel mondo adulto, complesso e continuamente variabile, quali sono e saranno la realtà lavorativa e i doveri di cittadinanza.