martedì 11 marzo

Sala Teatro
Da 27.- a 39.- CHF

mercoledì 12 marzo

Sala Teatro
Da 27.- a 39.- CHF

Dopo essersi misurato con Pier Paolo Pasolini in Calderón e Thomas Ligotti in Nottuari, il regista Premio Ubu Fabio Condemi torna a collaborare con il LAC portando in scena Casanova, lavoro di cui Fabio Cherstich firma scenografia e drammaturgia dell’immagine, su un testo originale di Fabrizio Sinisi. Ispirato alle memorie autobiografiche del celebre intellettuale veneziano Giacomo Casanova, lo spettacolo si avvale dell’interpretazione di Sandro Lombardi, grande protagonista del panorama teatrale italiano.

Inverno 1798. Nel Castello di Dux, in Boemia, un medico esperto di mesmerismo viene chiamato per visitare un uomo ormai al crepuscolo della vita: Giacomo Casanova, bibliotecario al servizio del Conte di Waldstein da quindici anni, vuole recuperare la memoria perduta. Malandato e amareggiato, Casanova trascorre le sue giornate tra vecchi libri e scontri con i cortigiani che gli parlano in una lingua a lui estranea. 
Durante la seduta mesmerica, lo stato di coscienza alterato spalanca le porte della memoria di Casanova, ma i ricordi che affiorano non sono quelli descritti nei suoi Mémoires: sono visioni, premonizioni, apparizioni. Il medico ascolta la storia di Casanova, una storia popolata di fantasmi, un viaggio in cui compaiono personaggi del suo passato quali il frate Balbi, la giovane amata Henriette e l’esoterica Marchesa D’Urfé. Ma è davvero la memoria ciò che Casanova cerca? O forse, giunto alla fine del viaggio, l’unico vero sollievo è l’oblio? 
Casanova è una riflessione sulla memoria e sul tempo di un’intera epoca. Filosofo, prestigiatore e truffatore, Giacomo Casanova ha attraversato il Secolo dei Lumi per spegnersi alla fine del Settecento, mentre il mondo si trasforma e inizia la modernità. 

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di
Fabrizio Sinisi

liberamente ispirato a 
Storia della mia vita di Giacomo Casanova

regia
Fabio Condemi 

con
Sandro Lombardi

e con (in ordine alfabetico)
Marco Cavalcoli
Simona De Leo
Alberto Marcello
Betti Pedrazzi

per la prima volta in scena
Edoardo Matteo

scene e drammaturgia dell’immagine
Fabio Cherstich 

costumi
Gianluca Sbicca 

disegno luci
Giulia Pastore 

musiche e sound design
Andrea Gianessi

assistente alla regia
Andrea Lucchetta

assistente scenografo
Andrea Colombo

assistente costumista
Eleonora Terzi

direttore di scena e capo macchinista
Enrico Ghiglione

capo elettricista e datore luci
Filip Marocchi

fonico
Andrea Gianessi

attrezzista
Benedetta Monetti

sarta di scena
Lucia Menegazzo

scene realizzate presso  
Laboratorio di scenografia di ERT 

costumi  
Farani Sartoria Teatrale   

calzature  
Calzature Pedrazzoli  

parrucche  
Audello Teatro  

produzione
LAC Lugano Arte e Cultura

in coproduzione con
Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
TPE - Teatro Piemonte Europa
Compagnia Lombardi – Tiezzi

Casanova 
Sandro Lombardi 

Mesmerista
Marco Cavalcoli 

Henriette
Simona De Leo 

Voltaire
Alberto Marcello

Marchesa D’Urfé
Betti Pedrazzi 

Casanova bambino
Edoardo Matteo 

Sonata di fantasmi  

Casanova è una meditazione sulla memoria e sul tempo: non solo quelli di Giacomo Casanova, ma di un’epoca intera. Ci sono personaggi osservando i quali si può misurare la transizione di un’epoca storica. Casanova – nato all’inizio del secolo, nel 1725, e morto alle soglie del successivo, nel 1798 – è uno di questi corpi che funzionano come dei campi di battaglia. Pochi più di lui sono stati così profondamente europei, espressioni di una cultura esuberante e libera da confini nazionali; pochi più di lui hanno saputo, quasi loro malgrado, incarnare un secolo. Giacomo Casanova è forse la più perfetta cartina di tornasole del Settecento, un secolo che vive uno dei più grandi stravolgimenti culturali, politici e antropologici che la storia ricordi: la fine dell’aristocrazia e l’ascesa della borghesia; il tramonto dei miti religiosi e l’accelerazione del capitalismo di mercato; l’inizio dell’età dei Lumi e del razionalismo materialista. È il secolo di Kant e della “scomparsa della realtà” a favore della percezione soggettiva del mondo. È il secolo del terremoto di Lisbona, che nel 1755 sconvolse le coscienze di tutta Europa, generando la convinzione che non una sapienza divina governasse il la natura, ma un caso cieco e puramente deterministico. È il secolo di Voltaire, che infatti compare in scena come uno speaker a commentare gli eventi; è il secolo della tecnologia e delle prime macchine industriali; è il secolo del primo volo a bordo di una mongolfiera, che destò immenso stupore e fece sognare a tanti il sovvertimento delle leggi della natura per mezzo dell’ingegno umano. Infine, è il secolo della Rivoluzione Francese, vero e proprio spartiacque tra due epoche. In tutti questi eventi, Casanova è stato in qualche modo un testimone, una coscienza scomoda, fastidiosa, tormentata – piena espressione del suo tempo e, contemporaneamente, suo elemento rimosso, qualcosa di tenace, disturbante e regressivo che il progresso deve espellere per poter evolvere. Quest’uomo malinconico e rancoroso, rinchiuso come un prigioniero in una piccola biblioteca in Boemia, non è solo una celebre personalità del tempo che fu: è una maschera tragicomica, un paradigma che cambia, un’icona che segna la fine di un mondo e l’inizio di un altro.  
Il teatro, diceva Artaud, è dialogo con i morti. Questo è il centro intorno a cui ruota Casanova: il teatro come rito che mette in comunicazione i vivi e i morti, presente e passato, quello che c’è, quello che non c’è più e persino quello che sarà. Il tempo è irrevocabile e scorre in una sola direzione, ciò che è accaduto una volta non tornerà mai più: questo ricordano continuamente i personaggi che in questa lunga notte vengono a visitare Casanova, come una specie di monito instancabile. Eppure, il rito teatrale permette ciò che nella vita è impossibile: infrangere l’univocità del tempo, invertire il suo flusso, sparigliare le carte dell’irrevocabile. La vita di Giacomo Casanova è sempre stata un inno alla vitalità: avventuriero, amante, giocatore d’azzardo, latitante, soldato di ventura, filosofo itinerante – la sua esistenza è sempre attraversata da un desiderio incontenibile e sfuggente: un’inquietudine, una continua fuga in avanti. Ora, nell’ultimo atto della sua vita, quell’inquietudine diventa emblema di una ribellione disperata contro la mortalità. Questo rappresentano i diversi personaggi di questa sonata di fantasmi: l’affabile e ambiguo mesmerista; il frate Marino Balbi, compagno di cella di Casanova nel suo periodo di detenzione nel carcere dei Piombi; la giovane amata (e poi abbandonata) Henriette; e soprattutto la lunare, esoterica e futuristica Marchesa D’Urfé: tentativi di fermare l’entropia del mondo, di modificare quell’irrevocabilità che fa apparire ogni vita simile a un destino. Ognuno di loro rappresenta un turning-point nella vita di Casanova, un punto interrogativo della sua biografia, come un crocevia rimasto drammaticamente aperto. Come ha scritto una volta Friedrich Nietzsche: si ricorda solo ciò che non ha mai smesso di dolorare. 

Fantasmi, memoria, illuminismo 

Inverno 1798: un medico esperto di mesmerismo arriva a Dux, in Boemia, per visitare il vecchio bibliotecario. Quel bibliotecario è Giacomo Casanova, che da quindici anni è al servizio del Conte di Waldstein. Casanova si presenta vecchio e malandato. Sta catalogando dei libri ed è in collera con i cortigiani di Dux che gli parlano in tedesco, lingua che non conosce. L’unica impresa che lo appassiona ora è la composizione della Histoire de ma vie, il gigantesco libro di memorie della sua vita, delle sue avventure, dei suoi viaggi e delle sue fughe. Arrivato al settimo volume, Casanova ha iniziato a perdere la memoria e, terrorizzato, ha fatto chiamare il mesmerista per recuperarla. Il vecchio Casanova, eternamente esule e straniero nel Mondo Nuovo, forza del passato, è ossessionato dal tempo perduto, dall’infanzia perduta, e ricorda per rivivere con tutto se stesso quei momenti. Durante la seduta mesmerica, Casanova, in uno stato di coscienza alterato, comincia a ricordare; ma non sono veri ricordi, sono diversi da quelli che lui ha descritto nelle memorie, hanno il carattere di visioni, premonizioni, apparizioni. Il medico ascolta la storia di Casanova, una storia popolata da fantasmi, da immagini fantasma. La memoria per Casanova comincia con un episodio di epistassi. Un bambino con il sangue che cola copiosamente dal naso. Dopo il ricordo\sogno ad occhi aperti dell’epistassi, Casanova si ritrova nel buio di un convento, il letto bianco illuminato dalla luce lunare, le voci dei preti, le imposizioni dei preti nei suoi confronti, i legami con i compagni. Casanova, ormai profondamente immerso nel sonno mesmerico, si ritrova in un banchetto veneziano durante la sua ultima notte di libertà. Infatti, la notte tra il 25 e il 26 luglio 1755 egli fu arrestato e rinchiuso nei Piombi. L’accusa ufficiale era di aver diffuso dei versi antireligiosi. Il medico mesmerista che cerca di farlo guarire\svegliare si confonde nel sogno con il suo compagno di cella, il frate somasco Marino Balbi. Nella notte della fuga dai Piombi si verifica il terremoto di Lisbona, evento che scosse le coscienze di un’intera generazione. Il terremoto ebbe una forte influenza su molti pensatori europei dell’Illuminismo, che dibatterono nell’ambito della cosiddetta filosofia del disastro. Il carattere apparentemente arbitrario con cui persone furono risparmiate o uccise dal terremoto fu utilizzato da Voltaire per screditare il concetto di “miglior mondo possibile”. Casanova fugge da Venezia. Inizia il suo lungo esilio. A Parigi frequenta il salotto della Marchesa D’Urfé, estimatrice di arti esoteriche. La marchesa, a detta dello stesso Casanova “folle solo per eccesso di intelligenza”, col nome iniziatico di Egeria, era una cultrice di magia, discepola dell’alchimista Benoît de Maillet detto Taliamed, “ottima alchimista” lei stessa. La D’Urfé possedeva un vero e proprio laboratorio alchemico ed aveva raccolto nella sua biblioteca una vasta messe di importanti manoscritti, specialmente paracelsiani. La marchesa lascia il posto a Henriette. Nell’opera autobiografica Casanova narra di essersi imbattuto nell’autunno del 1749, a Cesena, in un’affascinante giovane donna francese che, in fuga dai torti a lei inflitti da marito e suocero, viaggiava – indossando abiti maschili – alla volta di Parma in compagnia di un anziano Capitano di un reggimento ungherese. La giovane, la cui educazione e sensibilità tradiscono l’alto lignaggio, si fa chiamare Henriette. Forse Henriette è l’unica donna che Casanova abbia mai amato, eppure lui non riesce a ricordarne il volto. L’ultima cosa che Henriette disse a Casanova (anzi scrisse su un vetro) fu “Dimenticherai anche Henriette”. Alla fine della seduta, il cui scopo era recuperare la memoria perduta, Casanova capisce che forse quello che deve fare è dimenticare tutto. 

Fabrizio Sinisi 
Drammaturgia  
Drammaturgo, poeta e scrittore, nel 2012 debutta come autore teatrale con La grande passeggiata per la regia di Federico Tiezzi. Dal 2010 è dramaturg della Compagnia Lombardi-Tiezzi e consulente artistico del Centro Teatrale Bresciano. Suoi lavori sono stati tradotti e rappresentati anche in Austria, Croazia, Egitto, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Romania, Spagna, Svezia, Svizzera e Stati Uniti. Collabora stabilmente con “Doppiozero” e con il quotidiano “Domani”. Ha ottenuto diversi premi, tra cui la menzione dell’American Playwrights Project, il Premio Testori per la Letteratura e il Premio Nazionale dei Critici di Teatro. Nel 2025 è in uscita per Mondadori il suo primo romanzo.

Fabio Condemi 
Regia 
Classe 1988, si diploma al corso di regia dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma. Successivamente collabora con Giorgio Barberio Corsetti come assistente per regie teatrali e operistiche e progetti didattici. Nel 2018 debutta alla Biennale Teatro di Venezia diretta da Antonio Latella con Jakob Von Gunten, tratto dal romanzo di Robert Walser. L’anno successivo presenta al teatro India di Roma e al Verdi di Pordenone Questo è il tempo in cui attendo la grazia, monologo ispirato dalle sceneggiature di Pasolini e interpretato da Gabriele Portoghese. Dal 2019 fa parte, insieme a DOM, Industria Indipendente, mk, Muta Imago, del nuovo progetto produttivo e abitativo del Teatro di Roma “Oceano Indiano”. Nel 2020 presenta alla Biennale Teatro di Venezia La filosofia nel boudoir del Marchese de Sade, spettacolo con cui, nel 2021, vince il Premio Ubu per la miglior regia. Per il progetto digitale del LAC Lingua Madre. Capsule per il futuro firma la regia di Analisi Logica dal testo di Riccardo Favaro, lavoro selezionato all’Incontro del Teatro Svizzero 2022. Nel 2022 porta in scena Calderón di Pier Paolo Pasolini, realizzato all’interno del progetto internazionale “Prospero Extended Theatre”. Nel 2023 dirige Nottuari, tratto dalle opere di Thomas Ligotti, e debutta come regista di opera lirica con The turn of the screw di Benjamin Britten per I teatri di Reggio Emilia. Nel 2024 firma la regia di Ultimi crepuscoli sulla terra, ispirato alle opere di Roberto Bolano. 

Sandro Lombardi  
Casanova 
Attore, drammaturgo e scrittore. Diretto da Federico Tiezzi, ha interpretato, tra gli altri, testi di Aristofane, Beckett, Bernhard, Brecht, D’Annunzio, Luzi, Pasolini, Pirandello, Schnitzler. Di grande rilievo i suoi spettacoli da Giovanni Testori, che hanno rivoluzionato l’immagine dello scrittore lombardo. Per quattro volte, tra il 1988 e il 2002, ha ricevuto il Premio Ubu per la migliore interpretazione maschile. Ha inciso su cd le Poesie di Pasolini e l’Inferno di Dante (Garzanti); Il teatro di Giovanni Testori negli spettacoli di Sandro Lombardi e Federico Tiezzi (Edizioni ERI); Cleopatràs di Giovanni Testori. Le più recenti interpretazioni, unanimemente apprezzate, sono Antichi Maestri di Thomas Bernhard (2020), Scene da Faust di Johann W. Goethe e Il Purgatorio di Mario Luzi (2022). Con la sua prima regia ha diretto Anna Della Rosa in Erodiàs + Mater strangosciàs (2023). Fra teatro, musica e radio ha lavorato, tra gli altri, con Furio Bordon, Arturo Cirillo, Giancarlo Cobelli, Rainer W. Fassbinder, Roberto Latini, Claudio Longhi, Mario Martone, Riccardo Muti, Giorgio Pressburger, Carlo Quartucci, Pascal Rambert, Paolo Rosa, Giorgio Sangati, Fabrizio Sinisi, Fabio Vacchi. Ha pubblicato per Garzanti Gli anni felici, romanzo di formazione vincitore del Premio Bagutta Opera Prima nel 2004. Nel 2009 è uscito il suo primo romanzo, Le mani sull’amore (Feltrinelli), seguito nel 2015 da Queste assolate tenebre (Lindau), incentrato sul suo lavoro con Mario Luzi. 

Marco Cavalcoli  
Mesmerista  
Si forma frequentando il Teatro delle Albe e poi lavorando nella scena sperimentale dei primi anni ‘90, in particolare con Teatrino Clandestino, la compagnia di teatro da discoteca Teddy Bear Company e infine Fanny & Alexander, di cui è membro dal 1998 e con cui è stato in scena in numerose produzioni teatrali, musicali e installative. Muovendosi tra teatro, musica, produzioni audiovisive e radiofoniche, ha lavorato, tra gli altri, con Elvira Frosini e Daniele Timpano, lacasadargilla, Nextime Ensemble e Tempo Reale, Mario Perrotta, Giorgina Pi, Mauro Lamanna, Gob Squad, Geppy Gleijeses, Fabio Cherstich, Fabio Condemi, Nerval Teatro, Anagoor, Silvia Rigon, Jacopo Panizza e Wang Chong, Forced Entertainment e Aldes, Berardo Carboni, Paolo Bonacelli, Veronica Cruciani, Lorenzo Gioielli, Luigi Polimeni, Dimitri Grechi Espinoza. Al cinema è stato diretto da Sydney Sibilia, i Manetti Bros, Antonio Bigini e Alessandro Soetje, e come voice actor da Mitra Farahani e Giovanni Piperno. Legge per Ad alta voce e Cose che succedono la notte programmi di Rai Radio 3. Insegna all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” e alla STAP Brancaccio di Roma. Nel 2022 vince il Premio Ubu come migliore attore italiano. 

Simona De Leo 
Henriette 
Nasce nel 2001 a Cinquefrondi, provincia di Reggio Calabria. Dopo la maturità scientifica, frequenta la Scuola di Teatro “Luca Ronconi” del Piccolo Teatro di Milano dove si diploma a giugno del 2024. A dicembre dello stesso anno prende parte allo spettacolo Sogno di una notte di mezza estate (commento continuo) di William Shakespeare/ Riccardo Favaro per la regia di Carmelo Rifici. 

Alberto Marcello  
Voltaire  
Classe 1996, inizia la sua formazione con l’attrice Lea Karen Gramsdorff, con cui avvierà una lunga collaborazione. Nel 2017 viene ammesso alla Scuola di Teatro “Luca Ronconi” del Piccolo Teatro di Milano diretta da Carmelo Rifici, dove si formerà, tra gli altri, con Alessio Maria Romano, Francesca della Monica, Antonio Latella, Paolo Rossi, Stefano Massini, Massimo Popolizio, Marta Ciappina e Lisa Ferlazzo Natoli. Debutta al Piccolo Teatro di Milano con Doppio sogno, tratto dall’omonima novella di Arthur Schnitzler, diretto da Carmelo Rifici, con cui lavora anche in Ci guardano – prontuario di un innocente, nell’ambito di Lingua Madre. Capsule per il futuro, progetto vincitore del Premio speciale Ubu 2021. Dopo il diploma, prende parte a numerosi spettacoli lavorando con diversi registi, tra i quali Giacomo Lilliù in Teoria della classe disagiata, Romeo Gasparini ne Il grande nulla, Chiara Cingolani in Astra Nostra, Federico Tiezzi ne Il Purgatorio. La notte lava la mente, Andrea Chiodi in Sogno di una notte di mezza estate e La Passione, Giovanni Ortoleva ne La dodicesima notte (o quello che volete) e La signora delle Camelie. In televisione prende parte alla serie Il Mostro, diretta da Stefano Sollima.    

Betti Pedrazzi 
Marchesa D’Urfé  
Diplomata all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, inizia a lavorare con Luca Ronconi, suo primo maestro e regista. In quegli anni fonda la compagnia Il Quadro e gestisce il Teatro Nuovo Eden di Carpi. In teatro, tra i tanti, ha lavorato con Luca Ronconi, Giancarlo Cobelli, Vincenzo Salemme, Carlo Cecchi, Valerio Binasco, Toni Servillo, Roberto Andò, Jean Bellorini. Vince il premio Borgio Verezzi come migliore attrice non protagonista nel ruolo di Emilia in Otello di William Shakespeare ed è candidata al Premio Ubu per la Trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni. Di recente è stata diretta da Lino Musella in Pinter Pary. Al cinema, tra gli ultimi lavori più significativi, si ricordano 18 regali di Francesco Amato, Figli di Mattia Torre e Giuseppe Bonito, È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, Il più bel secolo della mia vita di Alessandro Bardani, Benvenuti in casa Esposito di Gianluca Ansanelli, Immaculate, coproduzione internazionale diretta da Michael Mohan, Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, in concorso al Festival di Venezia 2024. In televisione ha partecipato a diverse fiction, tra le ultime Vostro Onore e Il metodo Fenoglio per la regia di Alessandro Casale, Imma Tataranni di Francesco Amato e Antonia diretta da Chiara Malta. 

Edoardo Matteo  
Casanova bambino  
Nasce nel 2012 a Milano, primogenito di tre fratelli. Timido e introverso, ha sempre amato il mondo dello spettacolo e il cinema, trovando nella recitazione un modo per impersonificare i suoi personaggi preferiti ed esprimere al massimo se stesso. Nel 2019 si trasferisce in Svizzera, dove inizia a coltivare la sua passione e a frequentare una scuola di recitazione. Casanova di Fabio Condemi segna il suo debutto sul palcoscenico.  

Fabio Cherstich   
Scene e drammaturgia dell’immagine   
Classe 1984, è regista e scenografo di teatro e opera. Il suo lavoro combina una meticolosa attenzione all’estetica visiva con la passione per i nuovi media e i linguaggi artistici contemporanei. Ha lavorato in numerosi teatri, tra cui Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, Teatro Massimo di Palermo, Teatro dell’Opera di Roma, Opera d’Avignone, Opera di Marsiglia, Teatro Maillon di Strasburgo, Teatro Argentina di Roma e I Teatri di Reggio Emilia. Le sue produzioni sono state invitate a prestigiose manifestazioni internazionali, come Festival di Napoli, Festival Première-Strasbourg, Festival Dei Due Mondi di Spoleto, STUCK Contemporary Art Center Festival di Leuven e la Biennale Teatro di Venezia. È ideatore e regista di Operacamion, opera-on-the-road descritta dal New York Times come “un progetto unico capace di riportare l’opera alle sue origini”. Come regista di eventi performativi nel campo della moda e del design, ha collaborato con brand come Cassina, Gufram, Memphis Milano, Fay, Hermès, Off-WHITE e Acne Studio. Insegna Estetica della regia teatrale presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi e l’Università IULM di Milano. Da sempre interessato all’arte contemporanea, con particolare attenzione alla scena underground di Manhattan degli anni ‘80 e ‘90, dal 2019 è curatore del Larry Stanton Estate di New York. 

Gianluca Sbicca   
Costumi  
Classe 1973, studia Scenografia all’Accademia di Brera a Milano. Dopo varie esperienze nel campo della moda, si avvicina al teatro come assistente di Jacques Reynaud per Lolita – sceneggiatura di Vladimir Nabokov (2001), regia di Luca Ronconi, con il quale collabora anche a Phoenix di Marina Cvetaeva (2001). Sempre del Maestro è il primo spettacolo di cui firma i costumi, Candelaio di Giordano Bruno (2001). Inizia così un sodalizio artistico con Ronconi, proseguito per 15 anni, fino al suo ultimo spettacolo, Lehman Trilogy. Collabora poi stabilmente con Claudio Longhi, per il quale firma i costumi di diversi spettacoli, tra cui La classe operaia va in paradiso e Ho paura torero. Nel corso della sua carriera, lavora inoltre, sia per la prosa sia nell’opera lirica, con numerosi registi, tra cui Massimo Popolizio, Stefano Ricci, Peter Greenaway, Alvis Hermanis, Gabriele Lavia, Federico Tiezzi, Valter Malosti, Giorgio Sangati, Jacopo Gassmann, Sergio Blanco, Roberto Latini, Fabio Condemi, Fabio Cherstich, Lino Guanciale, Fanny & Alexander. Collabora stabilmente con lo stilista Antonio Marras a diverse installazioni e spettacoli teatrali. Nel 2018 vince il Premio Ubu e il Premio Le Maschere del Teatro Italiano per i costumi di Freud o l’interpretazione dei sogni di Federico Tiezzi; nel 2022 riceve il Premio Ubu per i costumi di M Il figlio del secolo di Massimo Popolizio. 

Giulia Pastore   
Disegno luci   
Dopo il liceo classico e la laurea in Discipline dello spettacolo dal vivo, si specializza in light design, seguendo dal 2012 compagnie di prosa e danza con produzioni e tournée italiane ed internazionali. Ha firmato le luci per Deflorian/Tagliarini (La vegetariana, Avremo ancora occasione di ballare insieme, Chi ha ucciso mio padre, Il cielo non è un fondale, Memoria di ragazza), Carmelo Rifici (Le relazioni pericolose), VicoQuartoMazzini (La ferocia), Cristina Rizzo (Bolero Effect, Ikea, Prelude),  Marco D’Agostin (Best Regards, nominato ai Premi Ubu 2021 come miglior spettacolo di danza), Marco Lorenzi (La collezionista e Affabulazione), Philippe Kratz (Lydia, The red shoes, Camera Obscura), Alessio Maria Romano (Principia), Giorgia Nardin (Ghisher, Anahit), Fattoria Vittadini (Amor, Salvaje, To this pourpose only) e per tutti i lavori di Annamaria Ajmone, con cui è candidata al Premio Ubu 2022 per il miglior disegno luci. Dal 2018 al 2021 ha curato la direzione tecnica e degli allestimenti di SpazioFattoria, di T!nk P!nk e del Festival del Silenzio a Milano. Dal 2022 insegna alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano. Nel 2024 vince il Premio Ubu come miglior disegno luci per lo spettacolo La ferocia

Andrea Gianessi  
Musiche e sound design   
Compositore, sound designer, musicista e autore. Laureato con lode in Dams Musica a Bologna, si dedica alla sperimentazione delle potenzialità drammaturgiche del suono. È fondatore del tsd – teatro dei servi disobbedienti e di DAS – Dispositivo Arti Sperimentali di Bologna, di cui è nella direzione artistica fino al dicembre 2024. Nel 2025 fonda, con la regista Federica Amatuccio, la Diade, gruppo di ricerca performativa. Realizza musiche e sound design per il teatro, collaborando con artisti come Fabio Condemi, Antonio Latella, Giuseppe Stellato, Franco Visioli (Stabilemobile), Silvia Rigon, Michela Lucenti (Balletto Civile), Fanny & Alexander, Jacopo Squizzato, Menoventi, Mitmacher Teatro, Ateliersi, Andrea Centazzo, Masque Teatro. I suoi lavori vanno in scena in contesti come Emilia Romagna Teatro ERT, Teatro di Roma, Teatro Stabile di Torino, TPE - Teatro Piemonte Europa, LAC Lugano Arte e Cultura, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli-Venezia Giulia, Campania Teatro Festival, Festival delle Colline Torinesi, Kilowatt Sansepolcro, Cantiere Poetico Santarcangelo, Ravenna Festival, OperaEstate, Accademia di Belle Arti di Bologna, La Biennale Teatro di Venezia. 

Andrea Lucchetta 
Assistente alla regia 
Classe 1998, inizia il suo percorso professionale mettendo in scena Cecità di Josè Saramago presso il Teatro Nuovo di Napoli nel 2017. Nel 2021 consegue il diploma di regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma. Ha curato alcune delle proprie produzioni affiancato dalla guida di professionisti come Giorgio Barberio Corsetti in Sulla strada maestra di Anton Cechov, Massimiliano Civica in uno studio su Patroni Griffi, Arturo Cirillo in Questi Fantasmi di Eduardo De Filippo. Collabora come assistente per Sergio Ariotti, Andrea De Rosa, Andrea Baracco, Carlo Cecchi, Fabio Condemi, Leonardo Manzan. È il fondatore del collettivo Asilo Republic. Tra i lavori realizzati, Il Calapranzi di Harold Pinter al Teatro Nuovo di Napoli, uno studio su Friedrich Dürrenmatt al Teatro India di Roma, Elettra di Euripide, Dust to Dust di Robert Farquhar, L’isola di Arturo di Elsa Morante, Il tempo di stare insieme di cui cura drammaturgia e regia. Nel 2022 porta in scena La tempesta di William Shakespeare nella traduzione di Eduardo De Filippo al Teatro Olimpico di Roma. Nel 2023 debutta il progetto Shame Culture, prodotto dal Teatro Elfo Puccini di Milano.

Foto di scena

Fabio Condemi racconta lo spettacolo

Prova costumi

Montaggio scenografia

Intervista a Sandro Lombardi

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