martedì 03 giugno

18:00

Teatrostudio
Gratuito

Che responsabilità si assume la collettività, in Svizzera, di raccontare la realtà e la memoria? È ciò che si chiede Marzio Gandola, scegliendo di portare in scena due fatti reali “inesplosi”, ovvero mai accaduti ma solo sfiorati. Un “tentato attentato” e una mancata catastrofe nucleare sono il motore di un processo creativo, tra realtà e finzione, che l’autore ticinese sceglie di mostrarci. In che modo la memoria di una tragedia sfiorata definisce una comunità? 

La Svizzera è un paese tranquillo, dove non succede mai nulla di male. La Svizzera è un paese noioso, in cui puoi essere multato se suoni il clacson senza un motivo valido. Un rigore di fondo, innocente e per molti aspetti positivo, è alla base di una società ritenuta da molti esemplare. Ma gli incidenti ci sono, e anche molti, sapreste citarne uno?
Nel 1969 il primo reattore nucleare svizzero sfiora una catastrofe che avrebbe portato ad una massiccia contaminazione radioattiva; nel 2018 a Bellinzona un ragazzo viene arrestato con l’accusa di preparare un attacco armato ad una scuola superiore. Bombe disinnescate, secondo i reportage. Un’artista e un giornalista vogliono occuparsi di questi fatti, e si scontrano con la difficoltà di farlo, apparentemente data dal rigore delle leggi che tutelano la privacy. In realtà, il senso del rigore e della privacy sono radicati anche in loro. Gli attori che interpretano questi ruoli, al contempo, raccontano il loro rapporto con la memoria e la narrazione, portando materiali, fatti, tracciando un’immagine più simile ad una bomba inesplosa che ad una disinnescata.

di
Marzio Gandola

lettura scenica a cura di
Lorenzo Ponte

con
Luca Oldani
Annapaola Trevenzuoli
Anahì Traversi

Il testo attinge da fatti reali, anche molto recenti, e riflette la reale problematica di confrontarsi con questi in un paese come la Svizzera. Per fare questo, personaggi fittizi inscenano questa difficoltà con la resistenza sociale e le problematiche legali che comporta. Gli attori interpretano i personaggi, ma riportano anche molti altri materiali, raccontano di essere stati presenti al processo che ha seguito l’arresto del 2018 e si concentrano su come mettere in scena una storia che è un evento solo pianificato (o solo sfiorato, come la catastrofe nucleare), e che quindi esiste solo come ricostruzione. Un lavoro simile agli atti di un processo, ma con un obiettivo completamente diverso: l’interesse non è stabilire l’innocenza o la colpevolezza di una persona, ma chiedersi che responsabilità abbia una comunità – come quella che si riunisce davanti ad un palco – in relazione a narrazioni come queste. I materiali sono frammentari e vogliono offrire non tanto un percorso quanto uno spazio in cui muoversi, come un vero e proprio teatro della memoria, che nella realtà rimane incompleto, disordinato e contaminato.

Nato a Lugano nel 1995, è autore teatrale diplomato presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano, formato con professionisti come Davide Carnevali, Fabrizio Sinisi, Emanuele Aldrovandi. Scrive per il collettivo Tu Kùur, con cui anima anche laboratori per bambini e adolescenti a Milano, e per il Collettivo Divano Project, con cui ha vinto il bando Testinscena 2024 di Fondazione Lombardi per il Teatro, con lo spettacolo Un live podcast, andato in scena a Milano e Lugano. Prismi è il suo primo progetto autonomo in Svizzera, precedentemente ha partecipato al progetto formativo di Luminanza e ha preso parte alle performance realizzate da questo gruppo al Festival Territori e a La Straordinaria, inoltre ha ideato e realizzato progetti didattici per le scuole superiori a Losanna e Lugano. Inizialmente orientato verso un percorso scientifico, ha studiato fisica prima di dedicarsi alle arti sceniche, questo background è ancora parte importante della sua produzione artistica.

Nato a Roma, cresce tra Palermo e Milano. Si laurea in Lettere Classiche all’Università Cattolica di Milano e studia regia teatrale alla Scuola Civica Paolo Grassi di Milano. Tra gli incontri più preziosi, quello con Mariano Furlani, Maurizio Schmidt, Carmelo Rifici, Marco Maccieri, Renata Molinari, Davide Carnevali, Giuliana Musso e Claudio Autelli. Dopo gli studi, lavora come assistente alla regia presso il Teatro alla Scala di Milano e il Teatro Franco Parenti con Andrée Ruth Shammah. Dirige spettacoli di teatro di prosa e di opera lirica. Nel 2018, insieme a Maddalena Massafra, Clio Sciro Saccà, Marco Sinopoli, vince il concorso Macerata Opera Festival 4.0 per la scrittura e la composizione di un’opera contemporanea. Nel 2022 riceve il terzo premio dell’EOP – European opera prize for directors, insieme ad Alice Benazzi e Giulia Rossena. Nel 2023 vincono la tredicesima edizione dell’EOP – European opera prize for directors, con la regia di Due vedove di Smetana che hanno messo in scena in Repubblica Ceca e che farà una tournée europea che toccherà l’Ucraina, l’Inghilterra e la Germania.

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