Igor Horvat firma traduzione e regia de I fisici, tragicommedia grottesca in due atti che il drammaturgo svizzero Friedrich Dürrenmatt scrisse tra il 1959 e il 1961, in reazione allo sviluppo e all’utilizzo della bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale. L’opera, caratterizzata da uno stile che mescola poliziesco e spy story, offre una riflessione sul futuro dell’essere umano.

In un contesto in cui la realtà non è mai come appare, la vicenda si svolge all’interno di un istituto psichiatrico privato, la clinica “Les Cerisiers”. Uno dei pazienti è il fisico Möbius, ritenuto lo scopritore del Sistema di Tutte le Scoperte Possibili, smisurato strumento di conoscenza che sprigionerebbe infinite possibilità, terribili responsabilità e, soprattutto, incontrastabile potere. Curiosamente, altri due pazienti sono anch’essi dei fisici, i quali sostengono di essere Isaac Newton l’uno e Albert Einstein l’altro. Una preoccupante serie di omicidi rompe gli equilibri all’interno della clinica e l’inevitabile intervento della polizia scatena un susseguirsi di colpi di scena e di svelamenti inattesi. Segreti pericolosi vengono a galla e sollevano spinose questioni etiche, trascinando la vicenda fino all’apice del paradosso, che per Dürrenmatt era imprescindibile chiave di lettura della realtà.

Grazie alla sua costante capacità di interrogarci, I fisici è annoverato tra i Classici, poiché rivela drammaticamente che l’umanità non ha ancora raggiunto un vero cambiamento e si confronta sempre con gli stessi quesiti fondamentali. Con il suo inconfondibile sarcasmo caustico e impegnato, Dürrenmatt ci offre un monito: l’essere umano è chiamato a farsi carico della responsabilità del proprio futuro e del modo in cui desidera continuare a esistere sul pianeta che ci ospita.

di
Friedrich Dürrenmatt

traduzione e regia
Igor Horvat 

con (in ordine alfabetico)
Catherine Bertoni de Laet
Pierluigi Corallo
Igor Horvat
Jonathan Lazzini
Marco Mavaracchio
Giorgia Senesi

scene e disegni  
Guido Buganza 

costumi
Ilaria Ariemme 

luci
Marzio Picchetti

suono
Zeno Gabaglio

regista assistente 
Ugo Fiore

assistente costumista
Beatrice Farina

direttore di scena e capo macchinista
Ruben Leporoni 

capo elettricista e datore luci
Marco Grisa 

fonico 
Nicola Sannino 

sarta realizzatrice e di scena
Lucia Menegazzo 

scene realizzate da
Studio Cromo 

produzione
LAC Lugano Arte e Cultura

in coproduzione con
Teatro Sociale Bellinzona – Bellinzona Teatro 

in collaborazione con
Centre Dürrenmatt Neuchâtel

stage rights by
Diogenes Verlag AG Zürich


in video

Simon Sisti-Ajmone
Erika Urban 

animazione da 
La morte della Pizia di Friedrich Dürrenmatt

disegni
Guido Buganza

sonorizzazione
Zeno Gabaglio

ideazione, traduzione, montaggio, produzione e regia
Igor Horvat

consulenza
Madeleine Betschart
Duc-Hanh Luong
Julia Röthinger,
Centre Dürrenmatt Neuchâtel 


progetto vincitore del
Bando SRG SSR De la scène à l’écran


crediti trasposizione audiovisiva

produzione
Associazione REC

in coproduzione con
LAC Lugano Arte e Cultura
RSI Radiotelevisione svizzera

regia 
Agnese Làposi

fotografia 
Antonino Mangiaracina 

suono 
Pietro Pasotti 

produttori 
Stefano Mosimann, REC  
Nicola Mottis, RSI 

Nel video all'interno dello spettacolo compaiono le seguenti opere pittoriche di Friedrich Dürrenmatt:

Labyrinth III¸1974

Der Betende¸1988

Atlas II: Atlas, das Weltgebäude tragend¸1975

Letzter Angriff, 1987

Prometheus, 1988

Mazdak, 1978

Himmelfahrt¸ 1983

Die Physiker II (Weltraumpsalm), 1973

Die Welt der Atlasse, 1965-1978

Unheilvoller Meteor, 1980

Portrait eines Planeten II, 1970

Beim Bau eines Riesen, 1952

Tutte le opere citate appartengono alla Collezione Centre Dürrenmatt Neuchâtel
© CDN / Confederazione svizzera

Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’umanità ha realizzato uno strumento in grado di provocare la propria stessa estinzione: l’arma di distruzione di massa. Una decina di anni dopo aver scritto I fisici, una visita di Dürrenmatt al CERN a Ginevra, di cui lo colpiscono le dimensioni e la potenza, testimonia quanto profonda continuasse a essere la necessità dell’autore di interrogarsi sulle implicazioni del progresso scientifico e tecnologico. Da allora, l’evoluzione in questi ambiti ha avuto un ritmo inarrestabile e sempre più accelerato. Scenari che fino a pochi decenni fa appartenevano alla fantascienza sono ora concreti.
Ma le grandi questioni che ne derivano, in termini di possibili conseguenze, di assunzione di responsabilità e di equilibri di potere, restano tuttora drammaticamente aperte e brucianti. Lo scacchiere geopolitico si disegna nuovamente sotto la minaccia dell’uso di armi nucleari, rendendo evidente che la Guerra Fredda non si è mai veramente conclusa. Il progresso tecnologico apre a ipotetici scenari trans-umani o post-umani che accendono il dibattito sull’avvicinarsi della singolarità tecnologica. Siamo quotidianamente confrontati con una sempre più sofisticata manipolazione della realtà.
La struttura drammaturgica de I fisici orbita intorno a queste tematiche e alle loro profonde implicazioni etiche, conducendoci lungo un cammino necessariamente non lineare fino al confronto con l’irrisolto, o meglio ancora con l’irrisolvibile (dall’essere umano). Dürrenmatt ci ricorda che è inevitabile (e necessario) mettersi a confronto con la complessità dell’esperienza che facciamo di questo mondo (quella che, per praticità linguistica, chiamiamo vita, o esistenza). Una realtà che inizialmente si presenta concreta e apparentemente leggibile, si rivela invece sfaccettata e sfacciatamente multiforme. Ma soprattutto celata, imprendibile e ancora colma di misterioso e sconosciuto. Con una sagace analogia tra l’indagine poliziesca e l’indagine scientifica, il testo si muove dai dettami del genere letterario del giallo alla riflessione filosofica, attraversa lo svelamento e la menzogna (e mentire significa inventare con la mente), rivela il filo sottilissimo che separa (o unisce) commedia e tragedia, plausibile e grottesco. Pertanto, il lavoro di costruzione dello spettacolo ha voluto considerare i diversi elementi scenici (l’interpretazione attoriale, la scenografia, i costumi, le luci e la sonorizzazione) come dei singoli livelli di significato. È la loro sovrapposizione che determina la realtà che percepiamo.
Ma, per quanto raffinati, i nostri cinque sensi ci mettono in relazione soltanto con l’aspetto tangibile della realtà, in un approccio deterministico che per lungo tempo ha guidato il progresso del nostro sapere. Non a caso, uno dei personaggi porta il nome di Newton. La forma in cui la realtà ci appare è però soltanto un velo sottile, sotto al quale si aprono nuovi infiniti (sia nel micro, che nel macro) nei quali ci addentriamo sempre più a fondo per saziare l’innato bisogno che la nostra mente ha di conoscere. In questo modo il genere umano ha certamente avuto la capacità di spostare il limite del conosciuto sempre più lontano, attraverso scoperte che hanno rivoluzionato il concetto stesso di realtà. Sempre non a caso, un altro personaggio porta il nome di Einstein, che ha aperto la strada verso la chiave di lettura quantistica grazie alla quale oggi abbiamo nuovi strumenti interpretativi e tecnologici.
Conosciamo ciò che ci circonda sempre di più e sempre meglio, ma continuiamo a correre il rischio di perdere la consapevolezza dei nostri limiti, necessaria per sapersi mettere in relazione con tutto ciò che sempre rimarrà oltre tali limiti. Oltre noi.
Di fronte a ciò che sta al di là, noi restiamo comunque innegabilmente piccoli.

Nei suoi 21 punti su “I fisici”, Dürrenmatt fa riferimento al caso come una delle forze variabili che intervengono nel determinare gli eventi. Anche per opera del caso si giunge alla definizione di ciò che è stato (la Storia), contrapposto al mare magnum delle possibilità di ciò che sarebbe potuto essere. Nel racconto breve La morte della Pizia, Dürrenmatt riscrive il mito di Edipo in chiave sarcastica e ponendo l’accento sulla casualità e sulla menzogna. Da qui è nata la tentazione di mettere Dürrenmatt in dialogo con se stesso attraverso un inserto drammaturgico di un estratto di questo suo racconto all’interno de I fisici, in forma audiovisiva. Abbiamo spinto questo cortocircuito dürrenmattiano oltre il solo rimando tematico, abbracciando anche il campo di gioco dell’aspetto formale. I disegni originali di Guido Buganza sono a loro volta posti in dialogo con le immagini di alcune opere pittoriche di Dürrenmatt, poiché lui stesso ebbe a dire che la sua ampia e variegata produzione di quadri e disegni (gelosamente custodita in ambito strettamente privato, finché in vita) era di fatto il “campo di battaglia letterario” nel quale le idee gli si manifestavano prima di trovare forma nelle parole.

Foto di scena

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