Diario di creazione

Nel primo incontro del ciclo che ha visto Prismi incontrare Scrittori e Scrittrici che usano la parola in ambiti diversi da quello teatrale, è stato con noi, venerdì 26 aprile, Giulio Mozzi, scrittore e curatore editoriale che ha lavorato come consulente per le principali collane e case editrici italiane (Einaudi Stile Libero, Marsilio Narrativa, Laurana). È inoltre fondatore e docente della Bottega di Narrazione, che propone laboratori e corsi di scrittura. Mozzi ha ascoltato e sfidato maieuticamente i progetti di Gandola e Traversi, chiedendo loro di precisarli, e cercando di visualizzare, insieme a loro, una storia sottesa. Con lui, i due Prismi hanno individuato l'esigenza di un soggetto, la cui stesura è avvenuta nelle settimane successive.

Cos’è una residenza?
La residenza spiegata a mia nipote Martina.

M: Sei stata a Ginevra? A fare cosa?
A: Un residenza di scrittura.
M: Perché? Cosa stai scrivendo?
A: Un testo teatrale, quest’anno sono stata selezionata per una formazione di scrittura drammaturgica.

M: Cosa vuol dire?
A: Che ho proposto un progetto, un tema che vorrei sviluppare per scriverne un testo teatrale, e che avrò un anno di tempo per scriverlo.
M: E poi ne farai lo spettacolo?
A: No, Martina. Questa volta mi limito solo a scrivere. Poi si leggerà al pubblico e poi non lo so. M: E potrò leggerlo?
A: Certo.
M: E perché proprio Ginevra?
A: Perché gli organizzatori di questo progetto che si chiama Luminanza_reattore, hanno creato una serie di connessioni con altri teatri nella Svizzera particolarmente sensibili alla drammaturgia contemporanea.
M: Teatri a cui piace la drammaturgia contemporanea?
A: Sì, a cui piace e a cui credono.
M: E qual è il teatro dove sei stata a Ginevra.
A: Poche. Un teatro situato nel centro storico di Ginevra. Uno spazio piccolo che esiste dal 1948 e cha da allora si è sempre concentrato su una scrittura d’avanguardia.
M: E tu sei stata in quel teatro?
A: Non sempre. Innanzitutto mi hanno dato un appartamento sul Rodano in una struttura chiamata des Halles de l’ile che la città di Ginevra mette a disposizione agli artisti per delle residenze.
M: Sono delle case?
A: Sì, se pensi a casa mia che è molto piccola questo studio è un po’ più grande. Con una vista sulla corrente del fiume. Sei in una situazione isolata ma al centro della città.
M: Perché non riesci a scrivere a casa tua?
A: Cero ma nei processi creativi, molte volte, serve cambiare posto. Quando lavoro e studio sono molto metodica e spesso mi serve svegliarmi in un posto dove non riconosco le strade.
M: Per sentirti persa?
A: Non proprio. La testa quando non riconosce dei luoghi subito si attiva: cerca delle connessioni, si orienta e memorizza nuove cose. Stare in un posto nuovo spesso aiuta a concentrarsi meglio in un lavoro ma anche a dargli importanza. Gli si dedica del tempo maggiore cosa che invece se mi metto a casa mia a scrivere, subito il quotidiano mi sommerge e finisce sempre che non faccio quello che avrei voluto fare.
M: Per scrivere un testo devi lavorarci tutti i giorni?
A: Non posso parlare per tutti, ti posso dire come funziono io. Io devo dedicarci un po’ di tempo ogni giorno perché così so che sto sviluppando qualcosa. Anche un pensiero che non subito mi è chiaro, se frequentato ogni giorno si svela e rivela sempre più. È come allenarsi per ballare, come fai tu? Il tuo corpo giorno per giorno acquisisce non solo consapevolezza ma anche padronanza. E un domani inventerà anche dei passi, no?
M: Sì, è vero. E che facevi?

A: Negli otto giorni di residenza ho scritto molto, passeggiato, visitato musei, incontrato persone, assistito alle prove di uno spettacolo.
M: E sei contenta di quello che hai fatto?
A: Abbastanza. Non so se quello che ho scritto sarà il testo definitivo ma sento che mi sto avvicinando a qualcosa. Inizio a sentire le voci diverse che abitano questa casa, mi diverto a spostarle, a muoverle, a prenderle sul serio ma sopratutto provo ad ascoltarle.

M: In che senso? A: Iniziano a vivere.

Luoghi e incontri:
https://poche---gve.ch/
https://www.geneve.ch/demarches/loger-studio-halles
https://www.bongojoe.ch/
https://www.mamco.ch/
https://www.centrephotogeneve.ch/
https://www.meg.ch/en
https://grutli.ch/
https://aubp.ch/en/
mAtthieu Bertholet
Rainald Goetz - Jeff Koons
Davide - Christelle Sanvee - Qui a peur

Indagini sul progetto Inesplosioni: negli anni ’60 la sete di nuove risorse energetiche sposta la lente dalle dighe alle centrali nucleari. Il sogno è una centrale completamente swiss made. Ma certi problemi vengono leggermente sottovalutati…

Costruisici anche tu la tua centrale nucleare, in pochi semplici passi illustrati:

Conversazioni
#01

Ci siamo trovati per introdurci ai nostri progetti. Vi condividiamo alcuni estratti

Anahì Traversi da piccola

Cose legate al mio quitidiano

Madre e casa non arrivata

Sono io dentro i pacchi

Gli spazi che ho abitato

Donna e famiglia

Casa anziani

Rifugio

Scatole cinesi

Tutto a vista

Tutto touch

A casa mia faccio quello che voglio

Impatto emotivo

Facilità di cambiare casa

Cos'è casa

Ero partita da una immagine

Marzio

Raccontare un disastro

Quando ero nel reattore

Sparatoia di Belli

Per emulare

Non me lo ricordavo

Responsabile

Giochicchiavano

L'uomo nell'olocene

Responsabilità degli uomini

I vincitori del progetto Prismi 24/25

Credo di non aver mai riflettuto sui significati della parola casa per gran parte della mia vita. Ma ora, complice l’età più matura, la casa è diventato un tema centrale, per me. Ho vissuto in luoghi angusti, di passaggio, dove ero circondata da cose che non mi appartenevano e che faticavo a riconoscere; o in luoghi apparentemente familiari e accoglienti dove però non riuscivo mai a sentirmi altro che un ospite. Se penso a tutte le case dove ho abitato, vedo solo un disordine casuale. Come se non avessi mai deciso il luogo dove abitare ma fosse stato lo spazio da abitare a scegliere me. “Non c’è nessun posto come la propria casa.”  dice Dorothy nel celebre romanzo di Lyman Frank Baum, ma questo è sempre vero? Anche se la nostra casa non corrisponde ai nostri desideri e alle nostre necessità?

Biografia
Di origine svizzera, argentina e italiana ha studiato sin da giovanissima musica e teatro. Nel 2006 si è trasferita a Milano dove ha frequentato la facoltà di Lettere e filosofia presso l’Università degli Studi e – dal 2008 al 2011 – la scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta da Luca Ronconi. Nel 2011 ha inoltre seguito il corso biennale di perfezionamento del Teatro Laboratorio Toscana, a cura di Federico Tiezzi. Dal 2012 inizia la sua carriera professionale d’attrice/performer collaborando con diverse istituzioni e realtà artistiche svizzere e italiane. Nel 2017 fonda Collettivo Treppenwitz dove collabora come attrice, autrice e regista. Le sue collaborazioni spaziano dalle arti sceniche all'audiovisivo, con una predilezione per le nuove drammaturgie. www.anahitraversi.com / www.collettivotreppenwitz.com

La Svizzera dalla storia pacifica, senza guerre o rivoluzioni è un cliché che possiamo condividere o meno. Ma chi ha un’idea chiara su quali siano i grandi eventi storici che hanno formato la nostra identità nazionale? La mia indagine non lavora sulla Storia o sulla retorica nazionale, ma si sofferma su due tragedie mancate della storia recente: l’incidente alla centrale nucleare di Lucens de 1969 e l’attentato sventato alla Scuola Cantonale di Commercio di Bellinzona del 2018. Due fatti che incarnano le grandi paure di ciascun periodo, non solo in Svizzera, caduti entrambi nell’oblio. Quale oblio? Quello della tecnica, forse il solo collante nazionale.

Biografia
Marzio Gandola (Lugano, 1995) si avvicina al teatro da ragazzo, frequentando corsi di recitazione. A scuola le sue passioni lo indirizzano inizialmente verso le scienze, ma il percorso del liceo letterario e le persone che in esso incontra lo immergono con forza in quello dell’arte e della cultura. Studia fisica al politecnico di Losanna, dove fonda e gestisce una compagnia studentesca, lavorando contemporaneamente in ambito artistico e scientifico, e dalla commistione di questi nasce la passione per la scrittura, in cui unisce creatività e tecnica. Questa passione lo porta ad intraprendere prima il percorso di Luminanza, quindi quello accademico alla Paolo Grassi di Milano, fino ad approdare a Prismi. Nello stesso periodo collabora a progetti didattici per le scuole e per il gruppo giovani del FIT Festival di Lugano, nonché come divulgatore scientifico.