Evento passato

dal 01 ottobre
al 10 ottobre

Hall
Gratuito

Presentato a Lugano in occasione della 27a edizione del FIT Festival, Before the Revolution del drammaturgo egiziano Ahmed El Attar viene qui interpretato da Monica Piseddu e Valentino Villa e remixato da Alan Alpenfelt e Zeno Gabaglio, che lo restituiscono attraverso una creazione sonora pensata per l’interazione web e SMS. Se nella sua forma scenica – per riflettere su quanto occorso in Egitto esattamente dieci anni fa, nelle proteste chiamate “Primavera araba”, – El Attar intrecciava documentazione e finzione relative all’Egitto pre-rivoluzionario, la creazione sonora che Alpenfelt e Gabaglio hanno pensato per Lingua Madre attinge a quell’immaginario, con l’aggiunta di una riflessione sulla possibilità o meno di fare arte libera.

Monica Piseddu
Si diploma attrice all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Dal 2002, per oltre dieci anni, lavora con Arturo Cirillo negli spettacoli: Mettiteve a fa’ l’ammore cu’ me di E. Scarpetta, L’Ereditiera di A. Ruccello, La Piramide di Copi, Le Intellettuali di Molière, Le cinque rose di Jennifer di A. Ruccello, Otello di Shakespeare, L’Avaro di Molière, Ferdinando di A. Ruccello e Lo zoo di vetro di T. Williams. Nel 2004 è con Mario Martone nella prima edizione di Edipo a Colono di Sofocle. Lavora inoltre con Massimiliano Civica in La Parigina da H. Becque (2005), Alcesti da Euripide (2014) e Antigone di Sofocle (2019), con Antonio Latella in Natale in casa Cupiello di E. De Filippo (2014) e Ti regalo la mia morte, Veronika di F. Bellini e A. Latella (2015), con Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, come attrice e collaborazione al progetto in Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni (2013) e Quasi Niente (2018), liberamente ispirato al Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni. Insieme a Daria Deflorian e Monica Demuru partecipa al programma Il Teatro di Radio Tre con Memoria di Ragazza. Una lettura e qualche canzone dall’omonimo libro di A. Ernaux, e per il programma Ad Alta voce legge Il gioco dei regni di Clara Sereni, nell’adattamento di L. Pavolini. Dopo un Premio Ubu come migliore attrice non protagonista ricevuto nel 2007, nel 2015 le vengono riconosciuti il Premio della Critica, il Premio Ubu come miglior attrice dell’anno, e il Premio Le Maschere come miglior attrice non protagonista. Nel 2016 il Premio Hystrio all’interpretazione, e nel 2019 il Premio Eleonora Duse. Al cinema ha lavorato con Paolo Sorrentino ne La grande bellezza (2013), con Marco Bellocchio in Fai bei sogni (2015) e con Ludovico Di Martino ne La Belva (2019).


Valentino Villa
Regista, interprete, voice trainer si diploma all’Accademia Nazionale ‘Silvio d’Amico’, si perfeziona con Ronconi, si laurea in Economia sugli strategici ed organizzativi delle imprese di produzione di spettacoli dal vivo e diploma insegnante certificato del metodo Linklater – Freeing the natural voice. Inizia a recitare con Luca Ronconi in Fratelli KaramazovQuesta sera si recita a soggetto SognoLolitaI due gemelli venezianiIl CandelaioAmor nello specchio di Giovan Battista Andreini. Al Piccolo Teatro è attore in alcune produzioni, fra cui: Riccardo III di Arpad Schilling e Materiali per una tragedia tedesca di Antonio Tarantino per la regia di Cherif. Nel 2006 firma la sua prima regia. Negli anni recenti, approfondisce il suo rapporto con la drammaturgia di Jean-Luc Lagarce. Firma la prima messinscena assoluta in italiano di Noi, gli Eroi e mette in scena in collaborazione con Rai Radio3, Music-hall con Daria Deflorian protagonista. Dal 2013 è nel cast di Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni di Deflorian/Tagliarini. Nel 2016 inizia la sua attività di regista d’opera debuttando con Cefalo e Procri di Ernst Krenek per La Fenice di Venezia. È regista collaboratore di Traviata di Verdi con la regia di Francesco Micheli (2018). Firma la regia di Intermedi della Pellegrina per il Maggio Musicale Fiorentino e di Luci mie traditrici di Salvatore Sciarrino per La Fenice di Venezia (2019). Nel 2021, per il Festival del Maggio Musicale Fiorentino curerà la regia di Jeanne Dark di Fabio Vacchi in prima assoluta mondiale. Insegna recitazione alla Silvio d’Amico di Roma.


Ahmed El Attar
Egiziano, è direttore di teatro, drammaturgo e operatore culturale. È il fondatore e responsabile di Orient Productions, casa di produzione con sede al Cairo attiva in vari progetti culturali, artistici e di intrattenimento. È anche il fondatore e direttore artistico di The Downtown Contemporary Arts Festival (D-CAF), uno dei maggiori festival internazionali egiziani, di Studio Emad Eddin (SEE) Foundation, un progetto unico nel suo genere che procura spazi di lavoro e di prova agli artisti della scena egiziana indipendente, di DX-Media piattaforma digitale, e della compagnia Temple Independent. Il suo lavoro è stato messo in scena in tutto il mondo: Libano, Svezia. Portogallo, Germania, Belgio, Olanda, Francia, Svizzera, Italia, Croazia, UK, Singapore, Russia, Scozia e USA. Il suo lavoro F**K Darwin or How I Have Learned to Love Socialism ha vinto il premio come miglior attore alla 22a edizione del Cairo International Festival for Experimental Theatre. Nel 2013 è stato premiato dalla fondazione Synergos quale Pioniere d’Egitto. Con L’ultima cena, lavoro da lui scritto e diretto, nel 2015 partecipa alla 69a edizione del Festival d’Avignone e alla 44a edizione del Festival d'Automne di Parigi per poi realizzare tournée in tutto il mondo. Nel 2018 partecipa nuovamente al Festival d’Avignone con Mamma, lavoro sulla madre e sulla figura femminile in Egitto, società patriarcale. Nello stesso anno è Cavaliere delle arti e delle Lettere della repubblica Francese per il suo contributo all’arte teatrale.


Alan Alpenfelt
Alan Alpenfelt è regista teatrale e produttore musicale svizzero e britannico. Dal 2020 coordina Luminanza – reattore per la drammaturgia contemporanea svizzera di lingua italiana, progetto vincitore del bando Close Distance di Pro Helvetia. Nel 2018 ha seguito un master in regia al LAC, coadiuvato dal direttore Carmelo Rifici e la tutor e dramaturg Francesca Garolla. Come regista – dal 2014 ad oggi – ha portato in scena l'adattamento musicale Words and Music di S. Beckett (spettacolo selezionato per il Rencontre du Théâtre Suisse 2015), Il Processo per l'Ombra dell'AsinoOperazione Vega e Sera d'Autunno di F. Dürrenmatt, Lungs di Duncan Macmillan, L'Epidemia di Agota Kristof e Jackie di Elfriede Jelinek, quest'ultimo prodotto da LAC.  Parte del suo interesse si rivolge all'esperienza one-to-one. Il progetto Secret Sound Stories è stato invitato alla Biennale dell’immagine di Chiasso 2014, Trasparenze Modena (2015), AltoFest Napoli (2016), AltoFest Valletta, Malta (2018), Ural Industrial Biennale, Russia (2021). La sua mostra audio-visiva Binaural Views of Switzerland è stata selezionata da Pro Helvetia per la Swiss Selection Edinburgh 2021. Accanto alle attività teatrali, Alan Alpenfelt ha una etichetta musicale – Human Kind Records – con cui produce lavori di poesia sonora. Inoltre, è attivo nel mondo delle radio comunitarie, per le quali ha lavorato in Svizzera, Benin e Marocco.


Zeno Gabaglio
Conseguiti diploma in violoncello, master in improvvisazione libera e laurea in filosofia (a Lugano, Basilea e Firenze), si dedica alla musica in varie forme, prediligendo gli approcci più autentici e, forse, meno scontati. Ad oggi, ha pubblicato quattro dischi, realizzato oltre quaranta colonne sonore (per cinema e teatro) e partecipato a concerti in Europa, America e Asia. Recentemente è stato inserito nella raccolta Interactions – Swiss Experimental Music e ha realizzato le colonne sonore per i film Moka noir di Erik Bernasconi, Love me tender di Klaudia Reynicke e Cronofobia di Francesco Rizzi.
In ambito teatrale ha collaborato con Carmelo Rifici per GabbianoPurgatorioIfigenia, liberata e Uomini e no; con Andrea Chiodi per La bisbetica domata; con Trickster-p per Nettles. Attivo in ambito critico e divulgativo, collabora regolarmente con la RSI Radiotelevisione svizzera (per cui ha creato la webseries Rossini, musica per il palato premiata in vari festival internazionali) ed è titolare della cattedra di improvvisazione libera presso il Conservatorio della Svizzera italiana di Lugano. È membro della Commissione culturale cantonale e presidente della Sottocommissione musica, membro del Consiglio SUISA e di quello della Fondation SUISA.

di
Ahmed El Attar

adattamento
Alan Alpenfelt
Zeno Gabaglio

regia
Alan Alpenfelt

voci
Monica Piseddu
Valentino Villa

spazio sonoro
Zeno Gabaglio

mastering
Lara Persia - Lemura Recording Studio

fonici
Brian Burgan, LAC
Lorenzo Sedili, LAC

ideazione grafica
Mike Toebbe, LAC

animazione video
Irene Masdonati, LAC

sviluppo web
Ivan Pedrini, LAC
Cryms Sagl

fotografia
Studio Pagi

delegate di produzione
Vanessa Di Levrano, LAC
Marzia Montagna, LAC

produzione
LAC Lugano Arte e Cultura

Può il linguaggio contenere l’evoluzione di una società? A leggere la violenza insita nei commenti dei social network, gli attacchi nefasti lanciati da un account all'altro, l'odio e il veleno urlati tra le mura di casa o verso il vicino, la violenza dei supereroi che i film di massa continuano a prediligere, la retorica che nasconde (quando non sfrutta) ansie, malesseri, sfiducia, povertà e miseria, verrebbe da sperare di no. Eppure è proprio nel linguaggio che si può leggere la direzione in cui il mondo sta andando.
In Before The Revolution il linguaggio segnava un limite, una condizione antropologica e sociale che non poteva più andare oltre. E infatti nel 2011 si è riversata per le strade, nel tentativo di cercare nuove soluzioni. Ma Before The Revolution traccia anche un'impossibilità di esprimere, un'impossibilità di progredire, un’incapacità – per il linguaggio – d’indagare ulteriormente la realtà. 
E infatti nella pièce originale era la messinscena teatrale, lo spazio scenico, a esprimere l’indicibile in tutta la sua dirompenza. La sfida della trasposizione unicamente sonora di una dualità così veemente – quella di testo e scena, senza però poter più contare sulla fisicità corporea – ci è apparsa da subito come improba. La ricerca di una soluzione – autentica, non di un surrogato – significava definire una nuova alterità rispetto al flusso sonoro del linguaggio. Un deus ex machina della percezione che riuscisse a instillare il quesito, a suggerire il dubbio attorno al dicibile. L’alternanza imprevedibile tra le piattaforme della fruizione digitale ci è sembrata la soluzione più appropriata. Lasciando a un vettore la linearità di Before The Revolution – ancorché remixata con un gusto autenticamente musicale – e spostando su altri vettori il making of del progetto, che tutti quei dubbi – quelle riflessioni, quei timori – ha visto nascere e maturare.

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