Evento passato

28 settembre 2021

Sala Teatro

20:30

29 settembre 2021

Sala Teatro

20:30
  • Certificato COVID
    (> 16 anni)
  • Mascherina obbligatoria
    (> 12 anni)
  • Distanziamento garantito
    (posto libero tra prenotazioni)
  • Tracciabilità garantita

Dopo il successo de Lo zoo di vetro, Leonardo Lidi – giovane regista che nel 2020 ha vinto il prestigioso Premio della Critica Teatrale per la sua capacità di riscrivere i classici “con una sensibilità volta al presente” – torna a collaborare con il LAC presentando un lavoro che, partendo dal mito di Fedra, si concentra sul tema della solitudine, della ricerca dell’amore in assenza di esso.

Il testo si basa strutturalmente su tre solitudini: quella di Fedra, di Teseo e di Ippolito, figlio di Teseo e dunque figliastro di Fedra. In queste solitudini, l’Amore può essere salvezza ma anche tortura.
Sola e spaventata su una panchina, Fedra aspetta il ritorno di Ippolito, o di Teseo, forse…

Per la riscrittura di Fedra, Lidi parte dal mito della “sedia dell’oblio”, secondo cui lo sposo di Fedra, Teseo, rimase imprigionato per quattro anni negli inferi fino a che Eracle, sceso nel tartaro per catturare il cane Cerbero, lo liberò. Da qui il parallelismo con quello che stiamo vivendo oggi, con questo virus/Cerbero che ci tiene incatenati. Secondo Virgilio, Teseo tornerà su quella sedia per l'eternità dopo la sua morte.

Leggi di più

adattamento e regia
Leonardo Lidi

con (in ordine alfabetico)
Alessandro Bandini
Christian La Rosa
Marta Malvestiti
Francesca Porrini
Maria Pilar Pérez Aspa

disegno luci
Marco Grisa

assistente alla regia
Alan Alpenfelt

produzione
LAC Lugano Arte e Cultura

Diplomato nel 2012 come attore alla Scuola del Teatro Stabile di Torino diretta prima da Mauro Avogadro e poi da Valter Malosti.

Debutta con Andrea De Rosa nel Simposio di Platone prodotto da Emilia Romagna Teatro nel ruolo di Socrate, per poi essere scelto da Valter Malosti per interpretare Amleto prodotto dal Teatro Stabile di Torino. In quel periodo avvia il progetto del Teatro in Vetrina nella sua città natale, Piacenza, adattando testi teatrali in base alle location selezionate e mischiando giovani attori professionisti con dilettanti delle compagnie cittadine.

Successivamente il Teatro Stabile di Torino decide di affidargli lo spettacolo annuale per le scuole “Peter Pan” di James Matthew Barrie che Lidi adatta nel “Sogno di Wendy” focalizzando la trama sul personaggio femminile. Nel 2016 viene scelto da Antonio Latella per interpretare Agamennone nello spettacolo/maratona “Santa Estasi – Atridi otto ritratti di famiglia” prodotto da Emilia Romagna Teatro. Lo spettacolo, invitato al Festival D’Avignone, vince il Premio Ubu come miglior spettacolo dell’anno 2016 e il Premio della Critica Teatrale. Inoltre tutto il cast viene premiato con il Premio Ubu miglior attore under 35.

Sempre come attore Lidi ha la possibilità di lavorare per Levan Tzuladze, regista georgiano e direttore del Theater Tbilisi Marjanishvili, nello spettacolo “Memorie di un pazzo” di Gogol prodotto dallo stesso teatro georgiano assieme ad Emilia Romagna Teatro. Oltre ad essere presentato in Italia e Georgia lo spettacolo viene proposto in Russia, Slovacchia, Macedonia e Romania. Successivamente anche il regista russo Kostantin Bogomolov, sempre prodotto da Emilia Romagna Teatro, ingaggia Lidi per il ruolo di protagonista del suo Delitto e Castigo di Fedor Dostoevskij.

Il Teatro Stabile di Torino, in occasione dei cent’anni dalla nascita della scrittrice Natalia Ginzburg, chiede a Lidi di creare un progetto speciale dando vita così a “Qualcuno che tace”, trilogia dedicata all’autrice con la rappresentazione di “Dialogo”, “La Segretaria” e “Ti ho sposato per allegria”.

Nell’estate del 2018 debutta al 46. Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia “Spettri” da Henrik Ibsen con la regia di Leonardo Lidi, spettacolo vincitore del bando registi under 30 indetto dal direttore artistico Antonio Latella.

Successivamente dirige l’attore Francesco Mandelli nel monologo “Proprietà e atto” di Will Eno prodotto da Bam Teatro e Corte Ospitale. Sempre con Corte Ospitale è regista dello spettacolo “Il Dito” scritto da Doruntina Basha presentato al 24. Festival delle Colline Torinesi.

Dal settembre 2018 è Direttore Artistico della Società Filodrammatica Piacentina, storica associazione fondata nel 1825 da Maria Luigia d'Austria.

Nel 2019 viene chiamato da Carmelo Rifici, direttore artistico del LAC di Lugano, per lo spettacolo lo “Zoo di Vetro” di Tennessee Williams coprodotto con il Teatro Carcano di Milano e Fondazione TPE.

Nel 2020 dirige la sua prima opera lirica “Falstaff” di Giuseppe Verdi, con Luca Salsi nel ruolo del protagonista, prodotto dalla Fondazione Teatri Piacenza, Fondazione Teatro Comunale di Modena e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia.

Come attore torna in scena con il Teatro dell’Elfo in “Afghanistan – il grande gioco” (coproduzione ERT) e nel “Bonaventura nell’isola dei pappagalli” di Antonio Latella prodotto dal Teatro Stabile di Torino.

Nell'estate 2020 torna come regista al 48. Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia con due spettacoli: "ll lampadario" di Caroline Baglioni, testo vincitore del bando per Autori Under 40, e "la città morta" da Gabriele D'Annunzio prodotto da TSU Teatro Stabile dell'Umbria e Corte Ospitale.

Ad ottobre 2020 mette in scena con il Teatro Stabile di Torino la “Casa di Bernarda Alba” di Federico Garcia Lorca, spettacolo che apre la stagione 2020-21 al teatro Carignano.

 

Fedra Esiste.
Vive in un momento.

Quel momento nitido in cui ti senti abbandonato, slacciato da un legame, sradicato dalla terra dove ti eri consolidato nel tempo, sofferente nella solitudine ma sollevato dal giudizio. Il momento in cui ti scopri orfano del cielo. Le lacrime cadute hanno irrigato la terra del domani e tu sei rinato, germogliato, spinto verso l’alto da una nuova passione. La passione sconsiderata. Senza controllo. Il momento in cui lo perdi, il controllo, e distruggi la tela dell’attesa in favore del tuo desiderio più scorretto. Vivere nel bosco, insudiciare il palazzo con le impronte sporche del fango del peccato: animali feriti che cacciano per nutrire soltanto il piacere. Nessuno può metterci una mano sul capo per ricordarci il giusto, ridicoli davanti ai nostri figli, i genitori sbiadiscono nel tempo, non sentiamo nemmeno più le loro raccomandazioni amorevoli e così anche Fedra in Seneca non può più udire le divinità Afrodite e Artemide, scomparse nella memoria dei vecchi testamenti. Soli. Siamo solo noi a dover convivere con le nostre azioni, noi a imporci nella responsabilità dell’esistenza. La possibilità di tentare, di osare. Desiderare l’errore. Concedersi Il fallimento.Possiamo chiedere a Fedra di urlare il nostro amore impossibile, fino all’ultimo fiato, fino a quando rimarrà senza voce e tornerà una muta assenza. Fedra è un corpo che chiede, occhi nuovi che uccidono occhi vecchi. Fedra fa ridere e fa paura, come una lotta costante nel profondo, un combattimento tra quello che abbiamo imparato e quello che vogliamo dimenticare. Con il rischio del divertimento. Voglia di stupidaggini.

Loading...