Premio Ubu 2022 come miglior spettacolo dell’anno, L’Angelo della Storia è l’ultimo lavoro di Sotterraneo, collettivo fiorentino di ricerca teatrale, che dispiega davanti agli occhi della platea una costellazione di aneddoti storici paradossali: fatti e pensieri lontani fra loro ma uniti da quella tela di narrazioni, credenze, miti e ideologie che secondo lo storico Yuval Noah Harari compongono la materia stessa di cui è fatta la Storia.
Nel suo ultimo lavoro, il filosofo Walter Benjamin descrive un angelo che vola con lo sguardo rivolto al passato, dando le spalle al futuro: le macerie di edifici e ideologie si accumulano davanti ai suoi occhi – strumenti musicali in fondo all’oceano, radar malfunzionanti, balene spiaggiate – e l’angelo vorrebbe fermarsi a ricomporre i detriti – neonati morti, statue in Antartide, conigli fluorescenti–, ma una tempesta gonfia le sue ali e lo trascina inesorabilmente in avanti – danze isteriche di massa, paracaduti inceppati, gatti milionari: questa tempesta è ciò che chiamiamo progresso. Per quanto l’angelo osservi il susseguirsi degli eventi – mani sui tasti di un pianoforte, funghi atomici, cartoline nella giungla – e cerchi di resistere alla tempesta, non può fermarsi e intervenire, non può rincollare i pezzi e rifondare una realtà condivisa, non può fare assolutamente nulla per aiutarci – se non altro perché gli angeli non esistono. Quale altro essere senziente potrebbe provare a ricomporre l’infranto, smontare le narrazioni e – volando o meno – finalmente girarsi per proiettare lo sguardo in avanti?
“Oggi che la complessità ci richiede immaginari inediti e nuovi processi cognitivi – si legge nelle note di regia –, ci piace pensare che a teatro si possano recuperare narrazioni e circostanze a cui Sapiens ha aderito nei millenni, smontarle, ricombinarle, prenderne distanza allontanandoci nel tempo e cercare almeno un po’ di quella vertigine che coglie un astronauta quando osserva la Terra allontanandosi nello spazio.”