Un intreccio tra fiaba e realtà storica porta in scena un mistero irrisolto, occasione per riflettere sulla libertà e sulla capacità dell’arte e del teatro di sorprendere e rapire.
La vicenda della fiaba “Il pifferaio di Hamelin” dei fratelli Grimm è nota: il pifferaio s’impegna a liberare la città di Hamelin dai topi, che vi hanno portato la peste. Incantandoli con il suono del suo piffero li guida verso il fiume Weser, dove moriranno annegati. Quando torna dal borgomastro per riscuotere il denaro che gli spettava, viene cacciato. Allora il pifferaio decide di vendicarsi e incanta, come aveva fatto con i topi, centotrenta bambini della cittadina e con loro svanisce in una caverna. Ma dove finisce la realtà e inizia la finzione? Infatti, la città di Hamelin esiste davvero nel nord della Germania. Qui c’è una targa che ricorda la misteriosa sparizione di centotrenta bambini. Insomma, leggenda e realtà si fondono creando un intreccio indissolubile. Qui, vige ancora oggi il divieto assoluto di suonare, anche in occasione di feste popolari, lunga la via Senzatamburi (Bungelosenstrasse). Cosa è successo ai bambini di Hamelin?