Igor Horvat firma traduzione e regia de I fisici, tragicommedia grottesca in due atti che il drammaturgo svizzero Friedrich Dürrenmatt scrisse tra il 1959 e il 1961, in reazione allo sviluppo e all’utilizzo della bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale. L’opera, caratterizzata da uno stile che mescola poliziesco e spy story, offre una riflessione sul futuro dell’essere umano.
In un contesto in cui la realtà non è mai come appare, la vicenda si svolge all’interno di un istituto psichiatrico privato, la clinica “Les Cerisiers”. Uno dei pazienti è il fisico Möbius, ritenuto lo scopritore del Sistema di Tutte le Scoperte Possibili, smisurato strumento di conoscenza che sprigionerebbe infinite possibilità, terribili responsabilità e, soprattutto, incontrastabile potere. Curiosamente, altri due pazienti sono anch’essi dei fisici, i quali sostengono di essere Isaac Newton l’uno e Albert Einstein l’altro. Una preoccupante serie di omicidi rompe gli equilibri all’interno della clinica e l’inevitabile intervento della polizia scatena un susseguirsi di colpi di scena e di svelamenti inattesi. Segreti pericolosi vengono a galla e sollevano spinose questioni etiche, trascinando la vicenda fino all’apice del paradosso, che per Dürrenmatt era imprescindibile chiave di lettura della realtà.
Grazie alla sua costante capacità di interrogarci, I fisici è annoverato tra i Classici, poiché rivela drammaticamente che l’umanità non ha ancora raggiunto un vero cambiamento e si confronta sempre con gli stessi quesiti fondamentali. Con il suo inconfondibile sarcasmo caustico e impegnato, Dürrenmatt ci offre un monito: l’essere umano è chiamato a farsi carico della responsabilità del proprio futuro e del modo in cui desidera continuare a esistere sul pianeta che ci ospita.