giovedì 09 gennaio

20:30

Palco Sala Teatro
25.- CHF

venerdì 10 gennaio

20:30

Palco Sala Teatro
25.- CHF

Surviving you, always di Simon Waldvogel, nuovo esito della ricerca artistica del Collettivo Treppenwitz, realtà tra le più innovative della scena indipendente ticinese, si configura come un’immersione nella sfera emotiva del lutto. Un’esplorazione multidisciplinare che unisce la nostalgia visiva delle immagini del passato all’energia della musica dal vivo e alla potenza della performance. 

Surviving you, always è uno spettacolo ibrido che unisce live-set, installazione visiva e poesia, nato come indagine sul tema della perdita ma anche della memoria e del ricordo delle…

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ideazione e realizzazione
Simon Waldvogel 

con
Giacomo Toccaceli
Francesca Sproccati
Simon Waldvogel

progetto visivo e spazio
Daniele Spanò

costumi
Francesca M. De Giorgio

disegno luci
Savino Caruso

composizione musicale e live music
Magda Drozd

collaborazione alla drammaturgia
Ilaria Boffa

occhio esterno
Carla Valente

assistenti alla regia
Camilla Parini 
Giacomo Toccaceli 

concetto grafico, foto di scena, contenuti social media e teaser
Luna Macelloni
Valerio Salvatore
Francesco Scaramuzzi

produzione
Collettivo Treppenwitz
LAC Lugano Arte e Cultura

in coproduzione con
Südpol Luzern

in collaborazione con
Le Grütli – Centre de production et de diffusion des Arts vivants, Genève 
Kaserne Basel

con il sostegno di
DECS Repubblica e Cantone Ticino – Fondo Swisslos
Pro Helvetia – Fondazione svizzera per la cultura
Città di Lugano
Divisione Eventi e Congressi
SIS - Schweizerische Interpretenstiftung
Ernst Göhner Stiftung

residenze artistiche
LAC Lugano Arte e Cultura
Kaserne Basel
Südpol Kriens

Qualche anno fa, durante un trasloco, ho ritrovato un vecchio proiettore e centinaia di diapositive che raccontavano la vita di mio padre dagli anni ’60 agli anni ’90: immagini della sua infanzia fino alla sua prematura scomparsa. Sfogliandole, ho iniziato a ricostruire una fantasia su un padre che non ricordo, scoprendo che quella memoria immaginata mi faceva sentire meno solo, meno vuoto. 
Qualche anno fa, la perdita di mia sorella ha segnato profondamente la mia vita, aprendo nuove domande. Cosa accade quando qualcuno che amiamo ci lascia? Come costruiamo il ricordo? Possiamo sostare nella memoria, modificarla per trovare conforto? E il dolore, che ruolo gioca? Si trasforma o rimane immutabile? Col passare del tempo, il dolore sembra attenuarsi, ma in realtà il tempo non passa, siamo noi ad attraversarlo? 
Con questi interrogativi, sono tornato in soffitta, dando inizio a una nuova ricerca artistica, sentita subito come necessaria per esplorare il lutto attraverso linguaggi molteplici. Da qui nasce uno spettacolo ibrido: una combinazione di composizione sonora dal vivo, performance, installazione visiva e poesia. Questa varietà riflette la complessità del sentimento che indago: un dolore profondo eppure pieno di luce. Non è uno spettacolo sulla morte, ma una celebrazione della vita e di chi resta. Una dedica. Vuole essere una festa, un luogo di riflessione sul fatto che tutti noi siamo sopravvissuti: a persone care, a un’infanzia dissolta, a paesaggi perduti. La perdita non è solo privazione, ma può trasformarsi in un luogo da abitare, in una terra lontana che definisce chi siamo.
Anche il corpo è custode della memoria. In scena, diventa esso stesso un luogo in cui il ricordo si manifesta attraverso movimenti, gesti e spazi che aprono squarci sull’intimità del dolore. Questo dialogo fisico è accompagnato da paesaggi sonori che agiscono direttamente sulla struttura corporea, perché il suono non è solo percezione, ma materia che ci attraversa e modella. Ogni ricordo è anche una perdita, e siamo fatti di queste assenze: costruiamo la nostra identità attorno allo spazio di ciò che abbiamo perso.
La scena diventa così duplice: un campo da gioco e una sala operatoria, in cui celebriamo ciò che non c’è più ma che continua a definirci. La memoria non è soltanto individuale; è collettiva, universale, e forse il suo simbolo più forte è l’acqua. L’acqua, che scorre ovunque, trascina con sé frammenti di tutto, portando con sé una storia infinita di trasformazioni. In un ciclo perpetuo, nulla si distrugge, tutto si trasforma. 

Simon Waldvogel racconta lo spettacolo

Foto dalle prove

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