Traendo ispirazione dalla storica comunità di artisti del Monte Verità e mettendosi in relazione con l’attuale emergenza pandemica globale, la danzatrice e coreografa statunitense Annie Hanauer riflette sulle idee storiche e contemporanee di utopia attraverso la sua esperienza vissuta come artista disabile.
Le utopie esistono da quando esiste l'umanità. Ma che cos'è che rende utopica un’utopia? Le utopie esistono solo nei nostri pensieri, non sono (ancora) realtà. Inoltre, hanno una caratteristica: quella di non realizzarsi, perché solo così possono salvaguardare la loro natura intrinseca, ovvero quella di restare utopiche. E allora, che cos’è che ci affascina così tanto in un’utopia? Abbiamo bisogno di esperimenti utopici per realizzare grandi cose, quindi il palcoscenico è forse il luogo perfetto per riuscirci o per ripensare i nostri sogni o farne nascere perfino di nuovi?
In A space for all our tomorrows, Hanauer cerca di incanalare e presentare la ricerca dell’utopia, focalizzandosi sulla sua manifestazione attraverso il corpo e il movimento, e lasciando spazio a prospettive multiple. L’obiettivo è di canalizzare il sentimento di qualcosa che è intangibile, immaginario e diverso per ogni persona, soffermandosi sul significato di utopia per coloro che hanno sperimentato la marginalizzazione nella società contemporanea.
In scena, insieme a due danzatori e a una cantante dal vivo, Hanauer esplora le proprietà del corpo, l’unione e l’individualità, la presenza e il potere, sempre in relazione all’utopia e alla disabilità. Quattro corpi che, con la loro saggezza, reggono questa infinita ricerca umana attraverso la loro insistente presenza. Quattro persone che trovano il modo di andare avanti, da soli o insieme. Quattro corpi che resistono, perseverano, si rifiutano di arrendersi.
Una performance potente, intensa e disordinata, ma anche edificante e invitante, capace di creare e chiamare in causa un futuro immaginario condiviso, uno spazio per immaginare le nostre utopie, lasciando alle persone la propria prospettiva e, soprattutto, la sensazione che il cambiamento sia possibile.
Lo spettacolo è una coproduzione LAC e Teatro Danzabile, realtà che sul territorio ticinese sperimenta e nutre il rapporto tra disabilità e movimento lavorando sull’inclusione nelle arti sceniche contemporanee.