Il giovane drammaturgo, poeta e artista teatrale-musicale Tommaso Giacopini riflette i violenti moti del macro-mondo delle ere geologiche nel micro-mondo di una giovane donna e del suo compagno.
Le cose sono come sono fino a quando non cambiano. La realtà di oggi è l’inimmaginabile futuro di un tempo più o meno lontano. Nei posti più disparati del nostro pianeta dormono fossili di dinosauri di centomila chili, millepiedi di quasi tre metri di lunghezza, cervi con quattro metri di palchi, pterodattili con dodici metri di apertura alare. I dinosauri dominavano il nostro pianeta, poi è caduto un sasso dal cielo. Estinzione. La vita ha dovuto ricominciare.
La legge universale secondo cui ogni cosa deve essere distrutta per potersi ricreare in una nuova forma si applica ai moti universali quanto ai moti più intimi della nostra esperienza di vita.
È così che Sofia, protagonista della pièce, si ritrova schiacciata tra distruzione e creazione nella propria intimità famigliare, scoprendo nello stesso giorno della morte della madre di essere incinta. Leonardo, suo compagno di vita, le è affianco e cerca come può di contenere quel fiume di emozioni che da lei scaturisce. Da un lutto una nascita, dalla paura il coraggio, dalla rabbia un tentativo di amore sconosciuto persino a lei stessa.
La scrittura di Dodici metri di apertura alare nasce dal percorso di formazione nell’ambito della scrittura teatrale promosso da Luminanza – Reattore per la drammaturgia contemporanea della Svizzera Italiana, intrapreso da Giacopini nel 2021.