Da ormai trent’anni, la compagnia Fanny & Alexander - fondata da Chiara Lagani e Luigi De Angelis nel 1992 a Ravenna - dà vita a opere interdisciplinari, innescando interazioni di forme e contenuti classici con la sperimentazione e le nuove tecnologie.
Tratto dall’omonimo romanzo di Lewis Carroll, Sylvie e Bruno è un lavoro in cui la dimensione visionaria del sogno ci porta al di fuori dalla percezione ordinaria della realtà. Una doppia storia che si sviluppa in parallelo: da un lato una contrastata vicenda d’amore e dall’altro una storia “magica” di cui sono protagonisti Sylvie, una bambina, e suo fratello Bruno, minuscolo e sgrammaticato. Il punto di partenza è quello stato di dormiveglia in cui la realtà si miscela sapientemente con fatti plasmabili, quello stato parzialmente vigile e al contempo di semi-abbandono in cui il corpo si fa improvvisamente pesante, la mente si solleva. Nei due mondi accade però qualcosa che irrompe e ne destabilizza la dimensione. Nel mondo magico, infatti, è appena avvenuto un violento colpo di Stato, mentre nel mondo reale infuria una terribile misteriosa febbre, simile alla pandemia che improvvisamente ha fatto il suo ingresso sul pianeta. Da un lato abbiamo dunque un mondo al collasso in cui all’improvviso irrompe la forza della bellezza e dell’immaginazione; dall’altro un mondo lacerato da una terribile, metaforica malattia, che però sopravvive, in nome della potenza dell’amore e dell’arte.