Scritto e diretto da Anahì Traversi, Amor fugge restando (Loving Kills) è il terzo capitolo della ricerca sull’amore inteso come motore delle (e nelle) relazioni umane che Collettivo Treppenwitz ha intrapreso e sviluppato a partire dalla sua fondazione nel 2018, dopo L’amore ist nicht une chose for everybody di Simon Waldvogel e KISS! di Camilla Parini.
Fin da bambina, Anahì ha sempre giocato con lo specchio cercando nel proprio riflesso un altro da sé. Un esercizio che racconta un allenamento alla trasformazione del proprio io in un ipotetico incontro con l’altro, alla scoperta del desiderio e delle varie declinazioni dell’amore. Un esercizio che fanno tutti gli esseri umani. Per alcuni è una pratica consapevole e dichiarata, per altri solo immaginata in un gioco di analogie e suggestioni rubate a mitologie esistenti o inventate. Ma nella complessità di una relazione reale c’è una dinamica di potere in cui i ruoli sono impari anche se intercambiabili, non si tratta di una questione di genere, ma di un inevitabile rapporto di forza che si nutre della proiezione sull’altro di ciò che desideriamo.
Non è soprattutto l’altro da noi che può darci accesso all’esistenza?
L’altro, ma soprattutto l’amore che a lui ci lega, qualsiasi esso sia, ha un potere trasformativo tale da farci perdere i confini. E anche quando fugge, nella sua impetuosità lascia in noi una trasformazione.
Una trasformazione che nelle Metamorfosi di Ovidio diventa una nuova possibilità, un altro inizio, una fuga da una situazione che non permetterebbe alcuna evoluzione, un finale diverso da quello che ci aspetteremmo.