Il regista e coreografo Sharon Fridman presenta Go Figure, un lavoro sulla diversità in cui il danzatore “riconosce” il funzionamento del proprio corpo e lo trasforma in un ponte per connettersi con l’altro.
Un corpo può esprimere la sua verità quando adotta un linguaggio proprio.
Un corpo diventa una mappa di possibilità attraverso la sua differenza, quando respira e muove la sua disuguaglianza rispetto agli altri corpi. È in questa relazione di disuguaglianza che è veramente libero.
Go Figure nasce come ricerca di uno spazio in cui l’alterità del corpo con diversità funzionale possa esprimere e valorizzare la sua natura. In scena, i danzatori Shmuel Dvir Cohen e Tomer Navot – entrambi condividono una condizione neurologica che comporta una contrazione muscolare involontaria, chiamata “distonia” – si esibiscono in un duetto incentrato sull’accettazione e la celebrazione di un movimento che è unico, spesso imprevedibile e bello in quanto fedele a se stesso.
Durante la ricerca di un equilibrio che emerge dai limiti imposti o rivelati dalle capacità di entrambi, nasce una bellezza che non vuole essere altro che se stessa e che ha origine dalla decisione di sostenersi a vicenda senza sacrificare l’identità di nessuno dei due, dal desiderio condiviso di essere un territorio di verità.
Go Figure è un invito a conoscere il funzionamento e gli schemi ritmici e di movimento di altri corpi.