Opera emblematica di Daniele Finzi Pasca – dalla sua creazione nel 1991, l’ha interpretata più di 800 volte, in diverse lingue e in tutto il mondo –, Icaro torna al LAC, pronto a condurre il pubblico nella mente di un sognatore.
“Icaro – spiega Daniele Finzi Pasca – è stato creato rapidamente e le prove sono durate solo due mesi. Successivamente, ho continuato a perfezionarlo. È uno spettacolo semplice come lo erano le storie che raccontava mia nonna. Lei mi ha insegnato il segreto per fare gli gnocchi e la crostata di mele, preziose ricette che poi ho sistematicamente utilizzato nelle mie creazioni teatrali. Preparare una cena è un pretesto per incontrare delle persone. Mia nonna, che non lasciò mai la sua cucina, scoprì il mondo invitando la sua famiglia a mangiare. Io preparo i miei spettacoli come fossero storie che devono essere raccontate guardando il pubblico negli occhi.
In Icaro volevo parlare di speranza dando vita ad un antieroe, fatto della stessa sostanza di ognuno di noi che spesso perdiamo e che solo a volte, per un attimo, riusciamo a vincere. Faccio teatro per il piacere di naufragare, di perdermi un attimo, una delle cose più salutari che ci siano nella vita. Ci si perde come si scappa. Una fuga interiore ci rivela quello che siamo.
La fuga è una strategia che permette di scavare dentro alla realtà per scoprire i segreti che le apparenze mascherano. Vengo da una terra di montagne. Noi scappiamo affrontando certi rischi. Ci sono montagne che ti aspettano per tutta la vita. Definiscono l’orizzonte verticale dell’immaginario di un bambino prima di fissarsi nella sua memoria. Dalle mie parti, ci sono persone che salgono sulle loro montagne ogni anno, per rinnovare l’incontro con l’immutabile. Cambiano i governi, nascono altri bambini nel quartiere, si perdono i primi amici ma le montagne, loro, restano lì ad aspettarci. Quello che c’è di meraviglioso in questo incontro con il non-tempo è che ci si trova ogni volta cambiati, trasformati. Uno spettacolo è a volte per un attore uno di quei luoghi dove può fuggire in se stesso. Sono storie che si raccontano per ritrovarsi ogni volta cambiati. Faccio teatro per far piovere negli occhi degli altri; una sorta di massaggio umido per l’anima. Questa notte spero di riuscire a far piovere nei vostri occhi.”
Nel 1994 Icaro riceve il Premio Florencio quale migliore spettacolo straniero in Uruguay, e nel 2009 vince il Montréal English Critics Circle Award (MECCA) come migliore spettacolo straniero.