La nuova creazione del coreografo greco Christos Papadopoulos, un solo interpretato da Georgios Kotsifakis, intende esplorare aree sconosciute perseguendo consapevolmente la perdita del senso di sicurezza che l’arte acquisita fornisce, aree che seppur estranee si fondano sulle proprie domande e ricerche personali.
Negli anni, il lavoro di Papadopoulos si è avvicinato al movimento come a un segreto nascosto, alle sue caratteristiche elementari e quotidiane. Attraverso una ricerca approfondita, immerge il suo “sguardo” e quello del pubblico nel movimento, con l’obiettivo di scovare quel punto in cui il movimento stesso trova il suo fascino e la sua libertà.
Nel suo nuovo lavoro, il coreografo torna allo studio del corpo inteso come un territorio sconosciuto, prendendo spunto dall’architettura moderna e postmoderna per costruire una nuova prospettiva sulle sue funzioni di base. È possibile percepire il corpo come spazio e trattarlo come tale? È possibile re-inventare il suo coordinamento nel modo in cui l’architettura sta inquadrando lo spazio, creando una nuova logica idiosincratica su di esso? Come possiamo costruire un modo artificiale ma organico di muoversi nello spazio?